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Al Museo della Carta e della filigrana omaggio a Stelluti e a Librari

Nello stesso giorno, domenica 2 giugno, si apre la mostra dedicata all'artista e si inaugura la "Sala Eraldo Librari". Queste alcune delle iniziative nell’ambito del progetto "Unesco Creative Cities Conference 2019" che si tiene a Fabriano dal 10 al 15 giugno

FABRIANO – Doppio appuntamento domenica 2 giugno al Museo della Carta e della Filigrana. Si apre infatti la mostra dedicata all’artista Roberto Stelluti. Nella stessa giornata (alle ore 17) si inaugura la “Sala Eraldo Librari”, omaggio allo storico incisore di filigrane artistiche delle Cartiere Miliani Fabriano.

Roberto Stelluti, duecento stagioni di grafica” è invece il nome della mostra che il Comune di Fabriano e il Museo della Carta e della Filigrana, nell’ambito delle iniziative Unesco Creative Cities Conference 2019, hanno voluto realizzare invitando l’artista ad esporre una selezione di quarantuno opere scelte all’interno della sua vasta produzione.

«Le opere selezionate dallo stesso autore partono dagli esordi del 1969, alcune di esse esposte per la prima volta, fino ai nostri giorni, esattamente cinquanta anni di lavoro.
Molto appropriato il titolo della mostra che vuole essere un doveroso omaggio che la città della carta intende dare a chi ha fatto dell’arte dell’incisione la sua professione e la sua ragione di vita», spiegano gli organizzatori.

La mostra, che sarà inaugurata domenica 2 giugno alle ore 18, rimarrà aperta fino al 31 agosto.

«Le opere realizzate alla fine degli anni sessanta presentano una attenzione alla realtà sociale circostante come il mondo contadino o come le scene di vita della classe operaia, lo scenario urbano nella sua cruda realtà, il territorio con il paesaggio fabrianese, le prime periferie, i luoghi cari all’artista. Nei primi anni settanta si assiste ad un mutamento nella scelta dei soggetti: la realtà urbana con i suoi attori lascia il posto alla natura che diventerà poi una delle cifre poetiche di Stelluti. Importanti sono le prime archeologie industriali espresse in fogli come “Periferia a Fabriano” del 1971, “Lo scarico” dello stesso anno, “la fornace abbandonata” del 1972, “Pomeriggio sul campanile di San Benedetto a Fabriano” del 1979, gli ipogei a Frasassi degli anni 1974 – 1975. Alla metà degli anni Settanta si trovano le nature morte», spiegano in una nota i curatori dell’iniziativa.

Il tema dell’archeologia industriale troverà una maturazione espressiva negli anni 1978 – 1981, in particolare le opere realizzate tra il 1980 e il 1981 come la bellissima incisione “Omaggio a G.B. Piranesi” palesemente ispirata all’opera dell’artista settecentesco.

Negli anni Ottanta ritornano le nature morte. Questi sono gli anni in cui Stelluti lavorava nel suo studio all’interno della chiesetta (sconsacrata) del Suffragio, nella piazzetta delle Cocce, accanto la Cattedrale e tra teschi, oggetti di ogni tipo sparsi in ogni dove, in quel luogo austero hanno trovato vita le nature morte come “Oggetti nello studio”, “Omaggio a Morandi”, “Pesci dell’Adriatico”, “Astici”, “Cassette e cesto di noci”, opere collegate tra loro.

«Ciò che emerge, infatti, non è solo la volontà dell’artista di riportare, attraverso il segno grafico, il contesto che lo circonda, ma mira a trasmettere l’emozione che tale contesto gli ha suscitato. Nel caos di barattoli e di bottiglie si incontrano un teschio di scimpanzè e uno umano: è l’immancabile raffigurazione di “memento mori”.

Sul finire di questi anni la scelta raffigurativa si sofferma sulle “rovine“, anche in queste opere ritorna il “memento mori” che sarà presente, costantemente, fino alle opere più recenti. Ne deriva una riflessione sulla condizione dell’uomo, sulla certezza che nulla sfugge al tempo e alla natura e che l’essere umano altro non è che una piccola presenza all’interno di un macrocosmo e di un microcosmo assai più complesso», conclude la nota.