FABRIANO – Emanuela Stagnozzi, 35 anni, nata a Fabriano, sposata, lavoratrice precaria per la Pubblica Amministrazione. Una donna che ha deciso di non lasciare la propria città nonostante le difficoltà lavorativa. Ma, anzi. Si è impegnata anche in politica – fin da giovanissima – collaborando, negli ultimi anni, nell’ambito della comunicazione con diversi progetti culturali e sociali. Una giovane donna, dunque, che ha scommesso su sé stessa e su Fabriano.
Emanuela, ci dica le tre donne che sono un esempio per lei?
«Solo tre? Sono troppo difficili da scegliere! Ma a ben vedere, se vi dicessi i loro nomi non vi direbbero nulla. Le donne a cui guardo come esempio nella mia vita sono principalmente le donne comuni, sono madri, suocere, nonne, cognate, zie, sorelle, amiche, lavoratrici e combattono ogni giorno delle battaglie durissime, spesso con un sorriso sulle labbra, una dignità e una forza che va oltre ogni immaginazione».
L’essere donna a Fabriano e in Italia, è facile o complicato?
«È difficile, ma non impossibile. In Italia, e per alcuni versi maggiormente a Fabriano visto che è una piccola città di provincia, esistono ancora pregiudizi e discriminazioni di genere duri a morire. Innanzitutto riguardo il lavoro. Altissima è la disoccupazione femminile, la maternità è ancora vista come un ostacolo o un deficit e le retribuzioni, a parità di mansioni e livelli, sono mediamente più basse rispetto a quelle dei colleghi uomini. A tutto questo si è aggiunto un “luogo comune” ulteriormente dannoso, ovvero quello per cui ci viene rimproverato che l’ “uguaglianza” tra generi è un tema superato, poiché ormai le donne sono addirittura “privilegiate” rispetto all’uomo».
In che occasione si è sentita discriminata nel suo ambito?
«La precarietà a livello lavorativo, purtroppo, è diventata una condizione di vita quasi permanente. Il fatto che, ripeto, per una donna sia ancor più difficile trovare lavoro, fa sì che le situazioni in cui ci si senta discriminate e – spesso – anche umiliate, siano numerose. Anche l’impegno politico trovo sia più difficile, al di là dei goffi tentativi di facciata che si tenta di fare – parlo delle quote rosa, ad esempio – per mascherare la situazione».
Esiste la solidarietà fra le donne? È vero che il peggior nemico delle donne sono le donne?
«Ecco una domanda tipica di un uomo, scherzo. Ma è una domanda tipica di una mentalità maschilista, che però, ahimè, hanno anche alcune donne. Sarebbe più lecito domandarsi se esiste ancora la solidarietà tra esseri umani. Io ne vedo sempre meno, in generale. Il peggior nemico delle donne non penso siano le donne stesse, piuttosto la mancanza di consapevolezza di sé, di ciò che siamo, di cosa significhi veramente “essere donna”. Ma ripeto, questo – probabilmente – declinato a dovere, è un nemico comune anche agli uomini».
Un messaggio alle donne del futuro?
«Non piegatevi al ruolo che gli altri vogliono darvi, ma autodeterminatevi. Studiate, prendetevi cura della vostra intelligenza, siate curiose, abbiate rispetto per voi stesse, amate e non arrendetevi. Prendete l’impegno di cambiare questo mondo in meglio. Se avessi una figlia sarebbero questi i consigli che le darei per il suo futuro».