Attualità

Accogliente e per tutti, la nuova casa museo di Maria Montessori a Chiaravalle

Aperta, multimediale ed esperienziale. È l'abitazione natale della grande pedagogista che riaprirà, completamente rinnovata, a fine ottobre. Ce ne parla la project manager Cristiana Colli

In un mondo che continua ad aprire nuove scuole ispirate al metodo di Maria Montessori, a 150 anni della nascita della grande pedagogista, Chiaravalle rende omaggio alla celebre concittadina con un progetto ambizioso: trasformare la sua casa natale, da contenitore di cimeli, in luogo in cui scoprire, divertendosi, l’opera, il pensiero e la vita della pedagogista che ha rivoluzionato l’educazione infantile e che sosteneva i diritti delle donne. Una casa museo piena di idee e di proposte, tra percorsi interattivi e approcci multisensoriali ai materiali, per viaggiare dentro una storia di grande attualità.

Filosofa, medico e scienziata, questo e tanto altro fu la Montessori, ma soprattutto fu una donna capace di liberarsi dal conformismo: nel 1896 è stata la terza italiana a laurearsi in medicina, con la specializzazione in neuropsichiatria. La casa museo si propone di mettere in luce gli aspetti pubblici e privati della sua vita, la sua lotta per la libertà, il suo sostegno al movimento femminista, la sete di avventura, i viaggi, i metodi educativi, l’eredità del suo pensiero.

La riapertura della casa natale è fissata per fine ottobre, al termine di un importante lavoro di riqualificazione (200 mila euro di investimento) cui ha contributo la Regione Marche, e coordinato da un gruppo di progetto formato da Comune di Chiaravalle, Fondazione Chiaravalle Montessori, Opera Nazionale Montessori e AMI Association Montessori Internationale, con Carolina Montessori (bisnipote di Maria) in qualità di presidente onorario. Cristiana Colli, ricercatore sociale, curatore indipendente di progetti e programmi culturali, giornalista, è la project manager del progetto di riqualificazione, Emanuele Marcotullio ne è l’architetto e direttore dei lavori, CH RO MO cura design e grafica.

Cristiana Colli

«La casa museo vuole raccontare non solo Maria, e le sue tante vite tra l’Italia e l’Europa, gli Stati Uniti, l’India, ma anche 150 anni di accadimenti, scoperte, conquiste» racconta Cristiana Colli. «È nata alla luce delle candele, nel 1870, ed è morta nel 1952, una manciata di anni prima che lo Sputnik 1 e poi l’Apollo 11 spalancassero l’orizzonte della conquista spaziale. Cosmopolita, ha viaggiato sui piroscafi, vissuto i salti della storia e dello stile di vita, ha conosciuto i potenti ed è stata una figura autorevole, influente ed ammirata. Tra le prime donne italiane a laurearsi in medicina, madre sola, animatrice impegnata nel dibattito per i diritti femminili, dal suffragio universale alla parità salariale, scienziata ammirata, libera pensatrice, instancabile globe-trotter, ha costruito ponti e relazioni tra Occidente e Oriente».
«Quello della casa museo è un progetto molto complesso – spiega la project manager – e nasce grazie a molte professionalità; io curo il concept e lo styling, c’è poi l’architetto Marcotullio di Jesi (che è anche l’architetto del Demanio Marittimo) e lo studio grafico di Ch ro mo che ha una vena artistica molto spiccata».

L’intimità pubblica al centro del percorso urbano” è la chiave di lettura che proponete per la nuova Casa Montessori. Non è una contraddizione parlare di intimità pubblica?
«È un concetto molto contemporaneo ed intrigante. La casa museo è di per sé un ossimoro perché la casa è il luogo della vita vera, della vita intima, che poi diventa museo. Si entra nella casa di qualcuno che non aveva immaginato che un giorno qualcun altro andasse a visitare la sua casa. L’abitazione di Maria Montessori è al centro di uno spazio pubblico, con quattro finestre che si affacciano su piazza Mazzini a Chiaravalle, e che sono un passaggio continuo tra pubblico e privato. Il passaggio tra dimensione privata e pubblica è la cifra che caratterizza il progetto. Diversamente da tante altre case museo che io ho visitato – e che hanno una serie di rimandi fisici alla vita di determinati personaggi, il loro orto, la tavola apparecchiata, i libri, gli oggetti di vita quotidiana – la palazzina di Maria Montessori è un luogo che custodiva qualche cimelio ma senza alcuna presenza di lei. Se in altre esperienze c’è un substrato che aiuta ad entrare nell’esperienza della persona, in questo caso noi avevamo il vuoto. C’erano alcune prime edizioni, il certificato di nascita, il manifesto del ritorno a Chiaravalle, ma ci vorrebbe molto di più per entrare nell’intimità di una vita come quella della Montessori. Per questo ci siamo posti l’obiettivo di inventare la casa natale di Maria, e di recuperare la sua immagine al di fuori degli stereotipi. Lei non era una vecchina che si è occupata di educazione infantile, è stata una figura centrale del 900, fortemente connessa con la comunità di Chiaravalle ma anche cittadina del mondo. In ogni spazio della Casa Museo la storia che raccontiamo è quella di una donna che ha proiettato l’Italia tra le grandi capitali del suo tempo, ambasciatrice straordinaria del nostro paese attraverso l’educazione, la scienza e la sua presenza pubblica. Raccontiamo anche la sua vita più intima, le sue difficoltà, i suoi affetti».

A quale tipo di visitatore si rivolge la Casa Montessori?
«È un museo per tutti, non solo per chi già ne conosce l’opera. Cerchiamo di raccontare una straordinaria esperienza umana scientifica e culturale a chi non sa, anche favorendo una esperienza reale del metodo montessoriano, in modo diretto, empatico ed esperienziale. Attraverso la Montessori raccontiamo poi altre storie: in primo luogo quella di Chiaravalle che è una storia fortemente condizionata dalle donne, con le prime esperienze di emancipazione femminile delle sigaraie; parallelamente ci sono i grandi cambiamenti mondiali che ha vissuto Maria, lei è stata al centro di un groviglio di processi planetari immensi, due guerre mondiali, l’ascesa e caduta dei totalitarismi, la teoria della relatività, e tanto altro. Tutto questo non potevamo descriverlo con una semplice timeline, ma con una mappa, una rete di relazioni che da Chiaravalle ci portano nel mondo. Non poteva essere diversamente: la Montessori è stata una donna cosmopolita, ed ancora oggi i massimi contesti di innovazione contemporanea nascono dal suo metodo educativo… quasi tutti i protagonisti della net economy hanno formazione montessoriana, tutta la Silicon Valley proviene dalle scuole di Maria».

Quali soluzioni avete adottato per il recupero?
«Abbiamo cercato di preservare gli stilemi della casa, i pavimenti con le graniglie di quell’epoca, ci sono citazioni dell’appartamento che fu. Gli ambienti sono in primo luogo accessibili a tutti, senza barriere architettoniche e non poteva che essere così, dato che il modello educativo montessoriano prende il via dall’osservazione dei bambini con difficoltà. Per questo una grande parte dei nostri sforzi è andata nel progettare all’ingresso una sorta di piattaforma elevatrice che consente l’accesso anche ai disabili. Il logo di Casa Montessori incorpora un carattere che nasce per essere toccato e questo anche per favorire gli ipovedenti. Dopo la sala dell’accoglienza il primo ambiente in cui si entrerà propone una mappa che spiega chi è stata Maria Montessori con più livelli di lettura, anche tattile, e costringerà a comprendere con le mani».

Nel Metodo Montessori ogni esperienza rappresenta un’occasione di apprendimento,  in un ambiente ricco di occasioni di scoperta e di lavoro. Che ruolo ha l’esperienza nella visita della nuova Casa Montessori?
«Gli ambienti da visitare sono sostanzialmente tre, il primo dedicato alla mappa della sua vita, l’ultimo al metodo, in mezzo si colloca una sorta di aula 3.0. Il primo ambiente propone la grande mappa della sua vita, anche tattile, una info-grafica dinamica e corredata di sei video che incrocia eventi, conoscenza scientifica, luoghi, persone, conquiste sociali e culturali: in questa sala ci saranno i pochissimi reperti giunti a noi, tra cui il sari che Maria Montessori ha indossato in India durante l’incontro con Gandhi, e donato da Carolina Montessori alla città di Chiaravalle. Dopo di che si passa nell’aula 3.0 per la consultazione e la produzione di contenuti, uno spazio che accoglie clip, documentari video, interviste, podcast. Infine la Sala del Metodo, dove saranno esposti alcuni degli oggetti più importanti per la realizzazione del metodo educativo della Montessori, e di quegli oggetti si può fare esperienza. Avremo anche oggetti d’epoca che appartengono alla Fondazione Chiaravalle Montessori, e altri ancora.
La casa è a tutti gli effetti una struttura museale con una sua immagine coordinata, i suoi gadget, per scelta del gruppo di progetto la casa sarà visitabile in tre lingue, italiano inglese e cinese. Con le sue piccole quattro finestre affacciate su Piazza Mazzini, questo piano di piccolo appartamento, speriamo che divenga uno spazio globale».