ANCONA – Fa discutere la norma sui pagamenti elettronici. Escluso dalla manovra di governo il tetto di 60 euro dal quale sarebbero dovute scattare le multe per gli esercenti che rifiutano di accettare pagamenti tramite Pos. Tornano quindi le multe per i negozianti che si rifiutano di accettare il pagamento con bancomat o carta di credito, pari a 30 euro più il 4% della transazione rifiutata.
Una misura che non piace ai commercianti, i quali puntano il dito contro costi di commissione che ritengono elevati.
Il governo aveva provato a trattare con la Commissione Europea che aveva bocciato questo punto della manovra di governo, sull’abbassamento della soglia a 30 euro, ma l’obbligo del pagamento con Pos rientra tra gli obiettivi del Pnrr.
Il governo ha deciso di attivare un tavolo permanente tra le categorie interessate per contenere i costi a carico dei commercianti, ma al vaglio ci sarebbe anche un contributo straordinario come misura di ristoro dopo che il governo ha dovuto eliminare la norma sul Pos.
Un tavolo di confronto lo chiede anche il direttore Confcommercio Marche, Massimiliano Polacco, che lo invoca sulla «modernizzazione del sistema dei pagamenti» e nel frattempo chiede «il potenziamento del credito di imposta del 30% a valere sul monte commissioni pagato dagli esercenti. Credito di imposta che, inoltre, dovrebbe essere reso esigibile anche da parte di esercenti con ricavi e compensi superiori ai 400mila euro annui».
«Il contante per i commercianti – spiega – è importante fino a certa cifra, ad esempio per le colazioni o per i bolli». Polacco fa notare che «l’Italia è il Paese che ha i costi di commissione più elevati, in altri Paesi le transazioni addirittura non prevedono costi di commissione, invece per alcune operazioni un commerciante paga più di commissione rispetto a quanto guadagna. Le banche dovrebbero ridurre i costi sulle piccole transazioni come nel resto d’Europa».
«Il mondo sta cambiando e va sempre di più verso il pagamento elettronico», dice Sandro Assenti, presidente Confesercenti Marche, spiegando che dalle attività associate arriva un feedback che delinea un quadro di «un aumento considerevole dei pagamenti elettronici anche per importi piccoli».
Per Confesercenti però se da un lato questo fenomeno «non si può contrastare», dall’altro «occorre che lo Stato ci aiuti per quanto riguarda la percentuale che finisce ‘in tasca’ alle banche per ogni transazione. Occorre mettere mano a questo aspetto, perché per gli esercenti a fine anno questi costi possono diventare non di poco conto».
Il problema, secondo Assenti, è anche che «per alcune attività come bar e gelaterie, le cui transazioni hanno importi che ruotano attorno a pochi euro, oltre all’aspetto delle commissioni, si aggiunge una ulteriore complicazione, quella della gestione dell’affluenza delle persone che richiede all’esercenti di fermarsi continuamente, perché un pagamento elettronico richiede più tempo di quello in contante. Molti sono costretti a valutare di mettere una cassiera con un ulteriore aumento dei costi». Per Confesercenti «è necessario anche mettere mano alla fiscalizzazione: le tasse a carico dei commercianti sono tra le più alte in Europa e questo spinge all’evasione».
«La lotta all’evasione fiscale vede tutto il supporto del mondo imprenditoriale – dice Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona – la norma dei pagamenti elettronici pesa sui commercianti per le commissioni bancarie che sono un ulteriore balzello. Le commissioni si sommano alle varie spese aumentate, energia, affitti, tasse, che non permettono di pensare ad un futuro tranquillo, ma sempre pieno di insidie. Il governo oltre ad attivare un tavolo permanente deve intervenire per abbassare o annullare i costi di commissione. Oltre questo deve dare supporto anche a quelle attività che hanno difficoltà di connessione, requisito fondamentale per l’allaccio e l’utilizzo dei pos».
Secondo il segretario generale di Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino, Marco Pierpaoli, i pagamenti elettronici «non dovrebbero essere obbligatori» per gli esercenti perché «iniziano ad essere troppi gli oneri per le imprese. Basterebbe guardare a quanto fanno gli altri Paesi europei, dove il pos non ha un costo. Sia il tetto del contante che il pos potrebbero non essere un problema se clienti e attività possono utilizzare i pagamenti elettronici senza costi e quindi anche per un caffè».
Per Pierpaoli «in questa fase non è pensabile prevedere nuovi aumenti o ulteriori obblighi per le attività, specie quando si parla di piccoli importi, il tema ruota attorno a questo». «Dobbiamo semplificare la vita alle attività – aggiunge -, riducendo i costi che sono ormai veramente insostenibili, quindi o si elimina l’obbligo del pagamento con pos per importi minimi o bisogna trovare il modo per non far pagare il costo alle imprese».