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Lavoro, si torna a crescere nelle Marche

Segno più, dopo tanto tempo, per l'occupazione in regione. È quanto emerge dai dati forniti dall’ISTAT ed elaborati dall’IRES CGIL Marche e relativi al primo trimestre 2018

ANCONA – Torna finalmente a crescere l’occupazione nelle Marche. Dopo lunghi anni di difficoltà, il numero degli occupati si attesta sulle 627 mila unità, ovvero 23 mila occupati in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+3,9%). Pur restando ancora lontani i numeri dell’occupazione precedente all’inizio della crisi, va rilevato che, per la prima volta, dopo tanto tempo si torna a registrare una consistente ripresa occupazionale.

Crescita che interessa soprattutto la componente maschile (+4,8%), che peraltro aveva subito gli effetti peggiori della crisi, che quella femminile (+2,6%).

Di conseguenza, il tasso di occupazione maschile sale al 72,4% (rispetto al 69,3% di un anno fa) e quello femminile al  54,5% (dal 53,1%).

Nel primo trimestre dell’anno si registra anche una significativa riduzione del numero delle persone in cerca di lavoro, complessivamente pari a 63 mila unità, ovvero 15 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2017 (-19,2%), soprattutto donne.

Diminuiscono i disoccupati che hanno perso il lavoro che avevano e quelli ex inattivi, mentre continuano ancora a crescere le persone in cerca di lavoro prive di esperienze lavorative, soprattutto giovani.

Il tasso di disoccupazione scende al 9,1% (rispetto all’11,6% a livello nazionale); la disoccupazione maschile si attesta al 7,3% mentre quella femminile è al’11,6%.

Secondo Daniela Barbaresi, Segretaria Generale CGIL Marche, e Giuseppe Santarelli, Segretario regionale, responsabile del Mercato del Lavoro, «questi dati ci forniscono uno scenario di ripresa del lavoro e dell’occupazione. Non ci dicono, però, quale sia il peso della precarietà e dei part time involontari che, negli ultimi anni, ha assunto dimensioni crescenti raggiungendo livelli tra i più alti in Italia. Ora bisogna puntare sulla qualità del lavoro e, per questo, le imprese devono assumersi la responsabilità di stabilizzare i lavoratori, rilanciare l’occupazione giovanile e  investire in politiche di innovazione dei processi industriali».