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Oltre le sbarre, il volontariato in carcere. Intervista all’Ombudsman delle Marche

Il Garante regionale dei diritti, Andrea Nobili, fa il punto sulla situazione nelle carceri marchigiane ed evidenzia la carenza nelle attività finalizzate alla rieducazione dei detenuti

Il carcere di Montacuto
Il carcere di Montacuto

ANCONA – Sabato scorso si è svolto un tavolo tecnico in Regione, organizzato dal Garante regionale dei diritti, Andrea Nobili, a cui hanno partecipato diverse associazioni provenienti dal mondo del volontariato che operano all’interno degli istituti penitenziari marchigiani. La parola all’Ombudsman delle Marche.

Andrea Nobili, Ombudsman delle Marche

Cosa è emerso dall’incontro?
«L’incontro è stato promosso dall’Ufficio del Garante per i Diritti dei detenuti perché riconosciamo l’importanza e l’impegno delle associazioni di volontariato all’interno delle carceri. Abbiamo ascoltato le loro istanze e desideriamo supportare queste associazioni che affrontano le criticità della realtà penitenziaria. Molte sono le questioni che sono state evidenziate, a partire dalla necessità della valorizzazione istituzionale del lavoro, sino agli aspetti solo apparentemente minimali della vita dei detenuti».

Che servizio svolgono queste associazioni provenienti dal mondo del volontariato?
«Non solo portano conforto umano a persone che non hanno rapporti con il mondo esterno, ma spesso danno un aiuto concreto a soggetti che vivono una significativa fragilità sociale».

Quali sono le maggiori problematiche nelle carceri marchigiane?
«Nelle Marche, come negli altri territori del Paese, uno dei problemi maggiori riguarda il sostegno all’attività “trattamentale”, necessaria per dare concretezza alla finalità rieducativa della pena. Le carceri necessiterebbero soprattutto di opportunità lavorative per consentire il reinserimento nella società dei condannati. La Regione fa la sua parte, ma manca un adeguato impegno a livello nazionale».

Tavolo tecnico in Regione (da sin. Andrea Nobili, garante regionale dei diritti; Antonio Mastrovincenzo, presidente Assemblea Legislativa; il cardinale Edoardo Menichelli
(Foto: Consiglio Regionale)

In particolare, qual è la situazione nella casa circondariale di Montacuto e nella casa di reclusione Barcaglione?
«Nella struttura di Montacuto ha riaperto, dopo la ristrutturazione, la sezione dedicata all’Alta Sicurezza, che ospita prevalentemente persone provenienti dal Sud Italia, dove vivono le loro famiglie. Nella casa di reclusione Barcaglione sempre più si dovrebbe dare senso alla finalità specifica assegnata a questo penitenziario, con un regime particolare orientato a favorire il reinserimento dei condannati, che hanno pene brevi da scontare».

Gli istituti penitenziari sono adeguatamente proporzionali al numero di detenuti o è presente il fenomeno del sovraffollamento?
«Non si può ancora parlare di sovraffollamento vero e proprio, tuttavia gli ultimissimi dati indicano un aumento della popolazione carceraria nelle Marche».

Quanti sono i detenuti? Quali le tipologie di reato più frequenti?
«I detenuti sono circa 850, poco meno di un terzo di origine straniera. Molti reati sono legati ad una situazione di tossicodipendenza dei condannati. Per lo più si tratta di reati contro le persone e il patrimonio. Molti i crimini commessi nell’ambito del traffico di stupefacenti».

Per quanto riguarda la sanità, il lavoro, l’istruzione e la famiglia, i detenuti hanno sufficienti garanzia e diritti?
«Personalmente ritengo ci si debba impegnare molto per assicurare il rispetto dei diritti delle persone detenute, spesso non tutelati in modo compiuto proprio nei settori che ha indicato. I tempi sono maturi per una riforma dell’ordinamento penitenziario».

Tavolo tecnico sul volontariato all’interno degli istituti penitenziari
(Foto: Consiglio regionale)

Quali le azioni concrete da sviluppare per dare la possibilità a chi vuole cambiare vita di poterlo fare?
«È necessario pensare ad interventi che favoriscano il reinserimento e che riguardino istruzione, formazione e lavoro. Per questo come Ufficio del Garante stiamo agevolando la realizzazione di progetti, con altri soggetti istituzionali, nel campo dello studio (Istituto di Fossombrone) e della formazione professionale (Istituto di Barcaglione)».

I detenuti hanno un adeguato sostegno psicologico?
«Questo è un tema di fondamentale importanza e purtroppo la risposta non è positiva. Il supporto psicologico è al di sotto delle necessità effettive».

Alcuni giorni fa un detenuto ha tentato il suicidio in cella nella casa di reclusione Barcaglione. Cosa è possibile fare per evitare questo estremo gesto?
«Preliminarmente va riconosciuto il qualificato lavoro della Polizia Penitenziaria e delle Direzioni degli Istituti penitenziari. La questione è a monte: occorre una valutazione attenta delle condizioni psicologiche in cui versano i detenuti e favorire sempre più regimi alternativi alla detenzione, soprattutto per quelle persone che commettono reati a causa della loro condizione di tossicodipendenza».