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Omicidio Pamela, il legale Verni: «Sentenza umana e granitica ma attendiamo altre risposte»

Il legale della famiglia Mastropietro commenta le motivazioni della sentenza che ha portato all’ergastolo di Innocent Oseghale per l’omicidio della 18enne romana. Riflettori accesi sulla Comunità Pars di Corridonia

MACERATA – «Una sentenza granitica e umana, che abbiamo apprezzato molto sotto il profilo tecnico». Con queste parole Marco Valerio Verni, legale della famiglia Mastropietro ha commentato le motivazioni della sentenza che ha condannato all’ergastolo Innocent Oseghale, che si trova ora rinchiuso presso il carcere di Forlì, per l’omicidio di Pamela Mastropietro e che sono state rese note ieri, dopo ulteriori 90 giorni di proroga rispetto al termine stabilito che erano stati chiesti dal giudice Roberto Evangelisti, presidente della Corte.

L’avvocato Verni, anche zio della vittima, giovedì 21 era a Bruxelles, ospite del Parlamento Europeo, per parlare proprio del caso della 18enne romana insieme all’europarlamentare leghista del gruppo Identità e Democrazia Luisa Regimenti che, durante il processo, è stata anche consulente di parte civile in quanto medico legale.

«I giudici hanno compreso la patologia psichiatrica da cui purtroppo Pamela era affetta (disturbo borderline, ndr) e sulla quale noi abbiamo sempre attenzionato la procura – ha proseguito il legale -. Siamo soddisfatti perché condividiamo tutto il percorso logico portato avanti dalla Corte d’assise che ha riconosciuto Innocent Oseghale colpevole di tutti i reati a lui ascritti». Il 30enne nigeriano, lo scorso 29 maggio, dopo una seduta di cinque ore, è stato infatti condannato al carcere a vita, oltre a 18 mesi di isolamento diurno, per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere.

L’avvocato Verni fa poi riferimento alla Comunità Pars di Corridonia, dove Pamela era ospite dal 18 ottobre 2017. «La Corte, in molti passaggi, ha riconosciuto le nostre istanze tra cui quella relativa al fatto che Pamela abbia assunto eroina proprio quando si trovava all’interno della comunità, un luogo che avrebbe dovuto proteggerla. Proprio su questo ora attendiamo ora delle risposte». In merito a questo passaggio, la famiglia Mastropietro aveva anche depositato un’interrogazione in Consiglio regionale, il 25 luglio del 2018, che a oggi ancora non ha ricevuto una risposta.

Il legale Verni ha parlato poi di un «tentativo deplorevole», da parte di Innocent Oseghale «nel voler far passare Pamela per la persona che non era riferendo che i due avevano avuto un rapporto sessuale al parco di Fontescodella piuttosto che in casa. Una mossa miserabile che siamo riusciti poi a dimostrare e che ha messo in cattiva luca la vittima».

Il 30 gennaio 2018 infatti, il parco di Fontescodella era stato oggetto di un massiccio controllo interforze, motivo per il quale i due non avrebbero potuto avere un rapporto all’aperto in una zona molto controllata. «È inverosimile che nella zona interessata dal massiccio controllo delle forze dell’ordine Oseghale abbia deciso di avere un rapporto sessuale con Pamela» si legge nelle motivazioni della sentenza.

«La certezza però con cui la Corte d’assise ha escluso che Innocent Oseghale possa far parte di una organizzazione criminale ci lascia perplessi perché questo non combacia con la freddezza con la quale lui stesso ha ridotto il corpo di Pamela», prosegue Verni che, insieme alla famiglia, è convinto della presenza di una organizzazione criminale nigeriana sul territorio maceratese e marchigiano in generale. «Le intercettazioni dei connazionali di Oseghale dicono che lui ‘lo aveva fatto più volte’ e che ‘conosceva bene il corpo di una donna’. Quante volte allora Oseghale ha fatto ciò che ha fatto a Pamela?».

«Ci risulta difficile credere che Macerata sia un’isola felice perché ogni giorno sentiamo parlare di numerosi arresti a favore di nigeriani legati principalmente allo spaccio di sostanze stupefacenti; la stessa DIA affermò che le Marche erano controllate dai Maphite, una confraternita della mafia nigeriana. Ci sono elementi processuali rispetto alle indagini su Pamela ma anche extraprocessuali che devono essere ancora compresi secondo noi e, sotto questo punto di vista, la nostra battaglia continua» ha concluso il legale.