SASSOFERRATO – Legittima difesa. Questa la versione che il 54enne muratore calabrese avrebbe fornito durante l’interrogatorio di domenica 29 gennaio nella sala interrogatori della stazione di Sassoferrato. Per Sebastiano Dimasi, dunque, non sarebbe omicidio volontario – questa l’ipotesi di reato per il quale il magistrato il Pm di Ancona, Serena Bizzarri, ha emesso il provvedimento di fermo – ma piuttosto una legittima difesa. Dunque, spetterà ora agli investigatori e agli inquirenti chiarire il terribile fatto di sangue accaduto il 28 gennaio a Sassoferrato: l’uccisione del professore di Italiano, Alessandro Vitaletti.
Intanto, si cerca ancora il coltello, la presunta arma del delitto. Mentre, per quel che riguarda l’autopsia, non sarà effettuata oggi, 30 gennaio, perché ancora non è stato affidato l’incarico. Probabile, dunque, che se ne possa parlare domani. Il corpo del 47enne insegnante si trova nei locali dell’obitorio dell’ospedale Engles Profili di Fabriano. Per quel che riguarda, l’udienza di convalida dell’arresto, probabile che si possa celebrare domani 31 gennaio. Il presunto omicida, dopo l’interrogatorio, è stato trasferito nel carcere di Montacuto a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Il motivo passionale, con una relazione non accettata dal muratore fra sua moglie – dalla quale era separato da settembre scorso – e la vittima, questa l’ipotesi più accreditata.
Sassoferrato stenta ancora a riprendersi da quanto accaduto. In città, si continua a parlare dell’omicidio. Molto provato il sindaco di Sassoferrato, Ugo Pesciarelli. «Alessandro era un uomo riservato, seppur con diversi amici, stimato da tutti. Questa è una tragedia senza precedenti per il nostro paese. Ma eventi come questo – conclude – ci dicono che nessuno è immune dalle inquietudini del nostro tempo. Un sintomo che il superamento dei riferimenti morali che abbiamo vissuto fino ad oggi crea vuoti dagli esiti imprevedibili».
Nella scuola media di Serra San Quirico dove Alessandro Vitaletti insegnava italiano, storia e geografia, oggi è il giorno del silenzio e dell’unità. I ragazzi delle due classi del professore hanno già contattato spontaneamente la psicologa dell’istituto, che da oggi sarà al loro fianco a scuola per aiutarli a superare il trauma.
I fedeli di Sassoferrato si sono ritrovati domenica 29 gennaio nelle chiese parrocchiali della città per pregare e per affidare la famiglia Vitaletti al buon Dio. Sia a San Facondino che a San Pietro, nonostante le ferite del terremoto, è stata la giornata del silenzio e della riflessione. Anche nei monasteri le religiose si sono unite in raccoglimento per le famiglie coinvolte e per l’intera comunità. Gli insegnanti, invece, affronteranno la questione oggi sia nella scuola media che al liceo scientifico della città sentinate.
Vitaletti era benvoluto da tutti, amato dai ragazzi, appassionato di poesie, della lingua latina e che amava scherzare durante le lezioni di storia. Durante le interrogazioni era serio e rigoroso e sui voti era molto preciso. «Ciao prof. – ha detto Paolo, un ex alunno – non meritavi una fine così. Mi ricorderò sempre la tua passione per la scuola e le tue pacche sulla spalla quando prendevo un’insufficienza e invece di sgridarmi provavi a farmi capire come studiare meglio».
Commosso anche il ricordo di Lucia Ottavi: «Alessandro era una persona profonda, intelligente, sensibile, colta e molto buona. È stata una guida per la sua famiglia, i figli lo adorano così come sua sorella e sua madre. Svolgeva con passione e dedizione il suo lavoro e per i suoi studenti, che sapeva accogliere trasmettendo loro l’importanza dello studio, era un mito. Parlava sempre a proposito e le sue parole erano profonde e rimanevano nel cuore delle persone».
Molto composti nel proprio dolore, i familiari della vittima. «La nostra è una famiglia perbene. Siamo gente onesta, tranquilla, non abbiamo mai dato fastidio a nessuno. Incredibile una violenza simile, impensabile che potesse capitare a Sassoferrato e in particolare a noi» le poche parole che i parenti più stretti del professore riescono a dire. «Non potevamo mai immaginarci niente di simile. Alessandro era una persona calma e generosa, quello che è successo è fuori da ogni logica».