FABRIANO – Giorno decisivo per la Tecnowind di Fabriano. Domani, 7 marzo, nuovo faccia a faccia fra il CdA dell’azienda, che produce cappe aspiranti, e i rappresentanti sindacali. «Se non ci saranno risposte sul pagamento dei salari e sulle prospettive aziendali, i lavoratori hanno deciso di iniziare un percorso di mobilitazione», fa sapere Pierpaolo Pullini rappresentante della Fiom.
Domani, alle 12, il summit con le parti sociali e alle 13 le assemblee con i lavoratori. Una mattinata calda che potrebbe essere decisiva per il futuro della Tecnowind. «Un’azienda che ha commesse e potrebbe continuare a produrre tranquillamente», evidenzia l’esponente della Fiom.
Ad oggi, la situazione è questa. Un nuovo Fondo di investimento, operativo nell’area Euro, è tornato a bussare alle porte della Tecnowind per un eventuale cambio di proprietà. «Si tratta di un Fondo che già in passato aveva preso contatti con il management industriale per un eventuale accordo. Dunque, conosce già l’azienda e i tempi potrebbero essere molto contingentati. Sembra, infatti, una strada molto seria a patto che si decida in fretta».
Il Fondo di investimento dell’area euro che è interessato a rilevare la proprietà della Tecnowind non ha ancora presentato un’offerta vincolante, ma – a dimostrazione della loro serietà – avrebbe comunque fornito tutta una serie di documenti per comprovare la solidità finanziaria.
E, proprio grazie a questa documentazione, che i componenti del CdA di Tecnowind vogliono chiedere nuova liquidità alle banche creditrici. «Ci si sta muovendo su due fronti paralleli. Il primo è quello che vede Tecnowind cercare di scontare alcune fatture per ottenere soldi per poter pagare gli stipendi di gennaio e, dal 10 marzo, quello di febbraio. E garantire la produzione, visto che ci sono ordini da evadere. L’altra strada è quella di ottenere, al più presto, la presentazione dell’offerta vincolante», conferma Pullini.
«C’è grande attenzione e molto nervosismo fra i circa 285 lavoratori diretti dell’azienda fabrianese. Le tute blu, da tempo, sono costrette a convivere con salari decurtati da cassa integrazione e da contratti di solidarietà. Un’azienda che ha carichi di lavoro ed è una realtà estremamente affidabile, eppure rischia di schiantarsi. Il clima – conclude l’esponente della Fiom – è di tensione e agitazione per chi non arriva più a fine mese, senza poter far fronte al pagamento delle bollette. Da domani, senza risposte concrete, inizierà la mobilitazione».