OSIMO – In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ieri, 25 novembre, si è tenuta alla palestra della scuola primaria “Arcobaleno” di San Biagio di Osimo una serata dedicata alla consapevolezza di un fenomeno che mina le fondamenta della società e delle nostre coscienze.
Nella prima parte della serata ci sono stati autorevoli interventi da parte della presidente della Consulta Donne – Pari opportunità, professoressa Ursula Signorino, dell’avvocato Roberta Montenovo, presidente dell’associazione “Donne e giustizia” e consigliera di Parità supplente della provincia di Ancona che, con la sua associazione, ha aperto ad Osimo nel settembre scorso uno sportello di ascolto antiviolenza, e della dottoressa Agnese Marinelli, commissario Capo della Polizia di Stato, che ha affrontato il tema della necessità della denuncia e dei servizi messi a disposizione per la prevenzione e la repressione della violenza contro le donne.
A seguire è partito il corso di autodifesa personale a cura dell’associazione Ipts, International police training system, tenuto da Mattia Leoni, agente della Polizia locale di Osimo, finalizzato all’acquisizione di tecniche e strategie per affrontare, prevenire o gestire situazioni di violenza o maltrattamento, accompagnandole in un percorso di riflessione sul tema della violenza, rafforzando l’autostima ed il senso di sicurezza.
L’assessore alla Polizia Federica Gatto, presente, ha detto: «Secondo i dati contenuti nell’ultimo report sugli “Omicidi volontari” curato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale, dal primo gennaio 2021 ad oggi in Italia sono stati registrati 252 omicidi, con 108 vittime donne (una ogni tre giorni), di cui 92 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 63 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Rispetto allo stesso periodo del 2020, le vittime di genere femminile che aumentano invece da 97 a 108. Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo mostrano una leggera crescita (più due per cento) passando da 124 a 127; le vittime di genere femminile, da 83 nel periodo 1 gennaio-7 novembre 2020, arrivano a 87 nell’analogo periodo dell’anno in corso (più cinque per cento). Si assiste ad una strage alla quale si deve far fronte coinvolgendo ogni istituzione creando una rete a difesa e a protezione della donna, che non può e non deve accettare nessuna forma di prevaricazione e violenza fisica, psicologica, sociale ed economica. L’obiettivo comune deve essere quello di far emergere un fenomeno, troppo spesso sommerso all’interno delle mura domestiche o di relazioni sentimentali tossiche».
L’avvocato Montenovo ha detto: «Il fenomeno della violenza contro le donne è risalente nel tempo, affonda le sue radici nella cultura e non è un’emergenza, come spesso definito e trattato anche a livello legislativo, ma una vera e propria piaga sociale e come tale va affrontato affrancare le donne dalla violenza è il fine e lo scopo di tutti i soggetti che a vario titolo si approcciano al fenomeno. La stragrande maggioranza delle violenze sulle donne avviene in casa, tra le mura domestiche e per mano di un coniuge/partner.
La violenza maggiormente denunciata non è quella fisica ma quella psicologica, segue la violenza economica e per ultimo sessuale. La violenza domestica consiste nell’acquisire più potere da parte dell’uomo maltrattando, umiliando, minacciando e svalutando la donna fino ad arrivare a volte all’omicidio (femminicidio), tutto all’interno dell’ormai noto ciclo della violenza difficile da interrompere e da cui è difficile uscire, percorso che le donne fanno anche grazie e con il supporto dei centri antiviolenza. Le aggressioni da strada sono di fatto una minima parte del problema della violenza sulle donne, questo non significa che non esista e che vada sottovalutato anche il sapersi difendere dall’aggressione fisica.
È uno strumento per le donne ma è fondamentale per le donne sapere che non sono loro a dover imparare a difendersi. Sono gli uomini a dover imparare a non dover aggredire. Il lavoro di cambiamento culturale deve condurre al rispetto l’impegno della società deve essere quello di lavorare sul riconoscimento del fenomeno, sulla prevenzione e sulla formazione. Se devo sapermi difendere, il non farlo diventa una mia colpa e il rischio, come spesso accade, è responsabilizzare e colpevolizzare la donna per la violenza che subisce (vittimizzazione secondaria). Si costruiscono reti tra i vari operatori con lo scopo di sostenere ed accompagnare le donne nel percorso di uscita dalla violenza e per dare il segnale ed il messaggio, a tutte le vittime silenziose, che troveranno supporto nella loro decisione. I numeri delle donne che chiedono aiuto sono in aumento, questo ci dicono i dati pubblicati a livello nazionale e locale proprio in questi giorni e legati anche al periodo della pandemia e del conseguente lockdown».
Per educare si parte dalla base. La professoressa Signorino ha aggiunto: «Come Consulta ci siamo concentrati più che altro sulla pianificazione di progetti con le scuole di Osimo di ogni ordine e grado a partire dalla primaria fino alla secondaria di secondo grado. Ne abbiamo pianificati e approvati tre, uno in fase di avvio con la scuola primaria e riguarda la formazione del Consiglio comunale dei ragazzi che ha preso il via ed è nella fase in cui gli insegnanti stanno aiutando i bambini a scegliere le candidature. Poi proporranno alla giunta le attività da svolgere su sport, ambiente e tempo libero. L’altro si chiama “Stop alla violenza” e si focalizza, come il terzo, sul tema della parità tra i sessi, del rispetto delle diversità. Saranno presentati dal sindaco nelle scuole superiori e se approvati dai dirigenti scolastici verranno portati avanti con il coinvolgimento degli studenti. Coinvolte figure esperte, psicologi, musicisti per laboratori di rap, con una serata conclusiva pensata in presenza con i prodotti dei ragazzi. Si chiama “La parità va promossa”». Il sindaco Simone Pugnaloni ha aggiunto: «Il 25 novembre è la dimostrazione che, purtroppo, abbiamo messo le donne nella condizione di doversi difendere: dalla violenza, fisica e verbale, dalle ingiustizie, dall’incapacità del sistema di garantire una parità reale tra i sessi. La chiave di volta sta nell’educazione delle generazioni che verranno. I nostri figli crescono nell’esempio. A casa, a scuola, nei luoghi di lavoro impariamo, noi per primi, il rispetto, la tutela, la dignità, l’amore verso le donne che ci circondano. Il resto verrà da sé. E non servirà più un 25 novembre per ricordare, per pensarci su».