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Osimo, maestra d’asilo a processo: il preside si difende

Oggi, 8 giugno, il preside dell’istituto comprensivo “Caio Giulio Cesare” Fabio Radicioni ha convocato la stampa nello studio dell’avvocato Antonino Osimani cui si è rivolto per le offese ricevute a mezzo Facebook

Il preside dell'istituto comprensivo "Caio Giulio Cesare" Fabio Radicioni e l'avvocato Antonino Osimani
Il preside dell'istituto comprensivo "Caio Giulio Cesare" Fabio Radicioni e l'avvocato Antonino Osimani

OSIMO – La storia scosse tutta Osimo tanti anni fa e oggi torna a far parlare. La vicenda in questione risale al 2011 quando la maestra Lorena Palmieri della scuola d’infanzia di Borgo San Giacomo di Osimo era finita nel mirino per maltrattamenti contro due bambini della sua sezione. Giovedì scorso, 31 maggio, la maestra è stata condannata dal giudice Alberto Pallucchini a otto mesi in primo grado per abuso di mezzi di correzione (il reato di maltrattamenti è stato derubricato). In quella stessa giornata la mamma di uno di quei due bambini, che all’epoca dei fatti avevano quattro anni, ha scritto un post liberatorio su Facebook che recita più o meno così: «Condannata a otto mesi ma non farai neanche un giorno. Non importa. Io volevo solo sentire la parola colpevole. Colpevole di aver strattonato, sculacciato, sbattuto la testa sul tavolino, preso la corda intimando di legarli. Di aver chiamato due bambini di quattro anni delinquenti, voi e i vostri genitori che dovrebbero andare in galera. Queste colpe però ce le hanno anche le altre maestre che non mi hanno mai detto niente anche se sapevano tutto e che anzi mi dicevano che ero matta io. E poi ci sei tu, il preside, che per salvaguardare il buon nome della scuola sapeva tutto ma ha fatto in modo di mettere tutto a tacere». Sotto al post decine di commenti contro il preside e quelle maestre citate: «Complimenti preside e insegnanti, omertosi, vili e complici. La ruota gira» e ancora «Pseudo insegnanti e preside che hanno permesso tutto».

Oggi, 8 giugno, il preside dell’istituto comprensivo “Caio Giulio Cesare” Fabio Radicioni ha convocato la stampa nello studio dell’avvocato Antonino Osimani cui si è rivolto: «Innanzitutto massima solidarietà ai due bambini. Sono stato dato in pasto agli utenti su Facebook che hanno offeso la mia persona e ciò ha dell’incredibile per diversi motivi – ha detto -. Innanzitutto i genitori dei due bambini non sono mai venuti da me a rappresentare le loro preoccupazioni eppure la mamma del bambino, che poi ha cambiato scuola, nel post sostiene che io abbia voluto insabbiare tutto per salvaguardare il nome della scuola. È stata un’altra mamma, esterna ai fatti, ad avvertirmi di quello che avveniva. Era la primavera del 2011. Mi sono subito attivato e ho parlato con la collega di sezione dell’insegnante Palmieri. Non potevo accettare quello che stava succedendo. Una volta a colloquio con lei ho notato l’agitazione fortissima, mi diceva che era in difficoltà a gestire due bimbi vivaci fuori dalla norma. In quella sede non dissi niente, invitai tutti a collaborare. Poi mi chiamò dicendomi “Mi dica che mi crede”. Dovevo fare accertamenti ma già la mia iniziativa ha bloccato ogni sua altra reazione nei confronti dei bambini. La testimonianza di tre maestre, tra cui la collega di sezione, ha confermato quello che sapevo. Il clima non era più sereno, avevo perso ogni fiducia nei suoi confronti e allora quell’estate l’ho chiamata informandola che il comportamento non era più accettabile e che non poteva più insegnare. A settembre l’avevo già fatta trasferire nel plesso di Campocavallo ma in compresenza. Non ha mai accettato il trasferimento tanto che mi ha fatto causa al tribunale del lavoro ma ha perso nel 2012 e il suo atto ha provocato la trasmissione degli atti in Procura da parte del giudice e da lì è iniziato tutto. Le nostre testimonianze scritte e orali davanti alle autorità di polizia e giudiziarie hanno determinato l’esito: altro che insabbiare, ci abbiamo messo la faccia. Sono convinto che il buon nome di una scuola si difende con la trasparenza. In pratica siamo stati attaccati nonostante abbiamo fatto emergere la verità». C’era stata anche una denuncia contro il preside da parte dei legali di parte, subito archiviata. L’attenzione è a Facebook adesso: «Va bene che qualcuno pensa che i social siano porto franco dove scrivere di tutto – ha continuato il preside – ma esprimersi con simili accenti senza sapere niente sul conto di persone oneste non lo accetto. Credo nel valore della scuola che non chiude gli occhi davanti ai comportamenti non coretti. La mia priorità è la sicurezza degli studenti». Il preside sta valutando insomma di querelare per diffamazione le persone che hanno commentato e forse, anche se la situazione è più delicata, anche la mamma.