OSIMO – A Osimo si era scatenato il panico tra tanti imprenditori, seguito da lunghe file allo sportello della Confartigianato prima di chiedere spiegazioni al Comune sulle cartelle della Tari recapitate per importi mai versati o non corretti alla fine dello scorso anno. A mesi di distanza la polemica è ancora viva. La maggior parte degli accertamenti si sono conclusi con esito positivo per le aziende: su 667 avvisi notificati infatti 348, il 52 per cento, sono stati ricalcolati con riduzioni anche del 70-80 per cento, 87 sono in fase di notifica e solo il 16 per cento, pari a 110, sono risultati corretti.
A puntare il dito contro il comune è la Confartigianato. «E’ troppo alto il numero delle cartelle risultate poi sbagliate e quindi parlare di ottimi risultati ci sembra quanto meno inappropriato da parte dell’amministrazione comunale. Riteniamo punitivo il procedimento nei confronti del tessuto economico locale tanto più che l’accertamento è arrivato a fine novembre quando le imprese sono impegnate nella chiusura di bilanci difficoltosi. E’ stata un’ingiusta perdita di tempo e di denaro per gli imprenditori. La modalità di riscossione a Osimo è stata vessatoria, sbagliata nei tempi e nel metodo, ha creato enormi difficoltà alle aziende che sono allo stremo indebolite da una crisi che ha avuto non poche conseguenze sul sistema produttivo. In virtù dei calcoli fatti qualcuna ha deciso anche di pagare. Le sanzioni, salate, sarebbero state evitate se il confronto con le imprese fosse stato avviato prima di scrivere le cifre in cartella, cosa avvenuta nella stragrande maggioranza dei Comuni della Regione considerata la complessità dell’interpretazione di una norma cambiata più volte nel giro di pochi anni. I Comuni si dovrebbero coordinare per adottare regolamenti e procedure uniformi».
Il sindaco Simone Pugnaloni ha replicato: «Fonte centro studi Cna nazionale, a Osimo minore tassazione per le piccole e medie imprese osimane. Si classifica 32esima in Italia, terza nelle Marche per minore pressione fiscale locale per le pmi. Dati impresa campione: 430mila euro di fatturato, quattro operai e un impiegato, 350 metri quadrati di laboratorio artigiano e 175 di negozio. Imu e Tari: nel 2013 meno tremila e 565 euro, nel 2018 meno tremila e 386. Tari, nel 2013 meno mille e 837 euro, nel 2018 meno 991. L’obiettivo di mandato che avevamo promesso è ampiamente mantenuto, dopo quattro anni il costo della principale tassazione locale per le pmi ha avuto questo abbattimento: meno cinque per cento del costo Imu più Tasi e meno 46 per cento del costo Tari. Sugli accertamenti Tari, zero contenzioso: uffici comunali, Astea e imprenditori si sono incontrati e con saggezza e professionalità hanno trovato per ciascuno un accordo bonario che ha evitato costi aggiuntivi per avvocati. Al comune arriverà un milione di euro di entrate aggiuntive avendo aumentato la capacità di riscossione dal 15 per cento del 2013 al 43 per cento del 2018».