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Ospedale di Fabriano: gli infermieri vanno in Umbria

La Uil-Fpl alza la voce e invita la direzione Asur Marche area vasta 2 ad accelerare i tempi delle stabilizzazioni del personale sanitario, a tempo determinato, e a rivedere i numeri dei lavoratori, sia del comparto che della dirigenza

Ospedale di Fabriano

FABRIANO – Infermieri che si trasferiscono in Umbria aggravano la situazione dell’ospedale Engles Profili di Fabriano. La Uil-Fpl alza la voce e invita la direzione Asur Marche Area Vasta 2 ad accelerare i tempi delle stabilizzazioni del personale sanitario, a tempo determinato, e a rivedere i numeri dei lavoratori, sia del comparto che della dirigenza.

«All’ospedale Engles Profili di Fabriano dei 29 infermieri assunti a tempo determinato, 15 di questi, dopo alcuni mesi, hanno scelto di prestare la propria attività lavorativa presso aziende sanitarie della vicina regione Umbria in quanto la medesima ha garantito loro assunzioni a tempo indeterminato con garanzie e certezze», scrive il Segretario generale della Provincia di Ancona della Uil-Fpl, Patrizia Ercoli. Tutto ciò ha mandato ancora di più in crisi il sistema sanitario di presidio ospedaliero fabrianese, «già ridotto all’osso non solo per numero di operatori sanitari, ma soprattutto per la chiusura di servizi sanitari», senza dimenticare la difficoltà di chi è rimasto nel poter «usufruire delle legittime ferie estive».

«L’epidemia del Covid-19, ha evidenziato, da una parte l’indiscutibile professionalità e sacrificio dei lavoratori che ha permesso di superare le criticità; dall’altra, la percezione di “impotenza” dovuta anche al fatto che non sono sufficienti solo le stabilizzazioni (ben vengano), ma si deve utilizzare lo “strumento” del concorso pubblico per nuove assunzioni. E non ci possono volere “anni e anni” per legittimi concorsi, citiamo ad esempio quello per infermieri – la prima edizione risale al 2012 – che si sta svolgendo da allora solo oggi. Non ci posso volere dieci anni per un concorso, come non sono accettabili i 4.415.420 di euro di tagli sul personale in Area Vasta 2 che hanno mandato in crisi il sistema sanitario di questo specifico territorio».

Mesi persi inoltre anche per discutere la “premialità” degli operatori sanitari impegnati nell’emergenza Coronavirus «che a tutt’oggi non hanno visto nulla dei 1.000 euro sbandierati non solo sui tavoli con le parti sociali, ma anche nei comunicati stampa emanati dalla Regione Marche», conclude il segretario Ercoli.