ANCONA – Marche in ritardo sulla digitalizzazione a livello territoriale, secondo gli indicatori dell’Osservatorio Impresa 4.0, in rapporto alle Regioni del centro-nord Italia. Ritardo ancor più significativo se si considera che la posizione di queste ultime non è tra le più avanzate in ambito Ue. Lo si è appreso dall’incontro virtuale promosso venerdì, 28 maggio, dalla Camera di Commercio delle Marche, nell’ambito delle iniziative del Punto Impresa Digitale (Pid) e in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche.
Due sono i fattori principali che confermano la considerazione iniziale: vi è una difficoltà generalizzata di accedere alla banda larga, così come le imprese faticano ad adottare tecnologie 4.0. Le ragioni sono da attribuire, in primis, alle caratteristiche strutturali del sistema delle imprese marchigiane, formato in parte maggioritaria da imprese di piccola o piccolissima dimensione. Tuttavia vi è un livello di digitalizzazione inferiore rispetto alla media. A spiegare questo divario, poi, vi è anche la composizione settoriale, per la presenza di settori produttivi tradizionalmente meno sensibili all’investimento in innovazione.
Proprio per questo l’attività di sensibilizzazione, informazione e formazione del Pid insieme ai voucher digitali sono stati indirizzati verso le micro e piccole imprese e verso ambiti settoriali ritenuti di particolare interesse: il sistema moda, l’agro-alimentare, il turismo e altri caratterizzanti le Marche. Ad esempio, all’interno del Pid, negli ultimi sei mesi di attività sono stati concessi 700mila euro di voucher digitali Impresa 4.0 a ben 160 Pmi per progetti di implementazione di tecnologie digitali 4.0 (da piano nazionale transizione digitale 4.0). Sono stati organizzati numerosi webinar e approfondimenti, cui hanno preso parte imprenditori, lavoratori e studenti. Oppure sono stati finanziati progetti per circa 3 milioni, rivolti ad oltre 300 Pmi, con il bando ‘Digital Markets B2B’ per sostenere la vendita di prodotti sulle principali piattaforme e-commerce, incentivando il commercio online.
A margine della lunga discussione, cui hanno preso parte tanti soggetti diversi, è parso prioritario che per superare il ritardo di digitalizzazione delle imprese, saranno necessari interventi di sensibilizzazione e informazione sulle opportunità offerte dalla digitalizzazione stessa, sostegno alla formazione degli addetti nelle tecnologie digitali, rafforzamento delle relazioni fra sviluppatori e utilizzatori di tecnologia e incentivi per l’assunzione di specialisti Ict.
Il presidente della Camera di Commercio Marche Gino Sabatini ha sviscerato numeri e rendicontato cosa accade nelle imprese regionali, ribadendo che l’ente camerale «è parte attiva nella sfida digitale: lo è con l’attività del suo Punto Impresa Digitale, lo è offrendo essa stessa servizi digitalizzati, mettendo a punto misure che attrezzino le imprese ad affrontare la sfida digitale. L’ultimo, presentato mercoledì scorso, ha riguardato il settore del turismo. Ma ci siamo occupati anche di digital market e di export digitale – ha detto -. Il futuro è arrivato prima che ce ne accorgessimo ma la accelerazione verso l’uso di strumenti 4.0 da parte della Pubblica Amministrazione e delle Pmi si inserisce all’interno di un generale percorso di crescita della digitalizzazione delle imprese avviato tre anni fa, grazie alle politiche di incentivazione messe in campo dal governo e ai servizi di assistenza offerti dalla rete dei soggetti qualificati presenti sul territorio nazionale e regionale. Ora si fa priorità in Italia e in Europa. Noi siamo pronti».
Questo l’intervento invece del vicepresidente della Regione Marche, con delega all’Internazionalizzazione, Mirco Carloni: «Partiamo da un dato di verità, siamo indietro – ha spiegato senza troppi giri di parole -. Il primo passo di questa amministrazione ha riguardato il fronte della banda ultralarga, per cui sono stati stanziati 100 milioni di euro; ma nemmeno la conclusione dei cantieri, prevista per la fine 2022, sarà sufficiente: non arriveremo nei centri storici e industriali. Serviranno ultime miglia e nuovi investimenti. Detto ciò, non abbassiamo la guardia, col Recovery Fund anche l’investimento su banda ultralarga può essere rifinanziato».
E ancora Carloni: «Ritengo che ciò che rende competitivo un territorio è la presenza di un ecosistema che stimola emulazione. Nelle Marche lo stimolo della competitività lo abbiamo sentito con ritardo. La nostra prima legge votata all’unanimità ha riguardato start-up, imprese innovative. La loro presenza può creare l’osmosi che serve. Se ricerca e innovazione prendono casa nelle Marche possiamo attirare attenzione e dare linfa a talenti e idee giovani, anche col supporto delle risorse del Por. La vecchia legge 4.0 porterà all’uscita di bandi che riguardano digitalizzazione, assunzione personale, trasformazione digitale. La reindustrializzazione passa per la competitività digitale e solo caratterizzandoci per specificità industriali potremmo divenire attrattivi, attivando investimento pubblico per creare quel patrimonio collettivo da cui le imprese potranno attingere».