FABRIANO – «Serve un progetto unitario per l’Appennino, dalla Sicilia alla Liguria, non solo nelle aree terremotate, che parli alle Istituzioni italiane e che quest’ultime possano portarlo all’attenzione dell’Unione Europea per il programma 2021-2027». Con queste parole Gian Mario Spacca della Fondazione Aristide Merloni, ha aperto i lavori del workshop Save The Apps al padiglione Rinasco al Palazzo del Podestà a Fabriano. Un appuntamento che ha visto la partecipazione di tutti i soggetti privati che, in questi anni, sono stati artefici del rilancio delle aree colpite dal sisma del 2016.
«La capacità di reagire è fondamentale, per questo non potevamo non evidenziare la rinascita dell’Appennino attraverso un impegno solidale che tre anni fa ha messo in piedi la Fondazione, trovando per strada il sostegno di tante multinazionali. Con la Vodafone abbiamo realizzato i “Cammini dello spirito” coinvolgendo 4 Regioni dell’Italia centrale; poi un’App che, grazie alla collaborazione con Amazon, mette a disposizioni di tanti piccoli produttori che possono raggiungere un mercato internazionale; sempre dedicato all’agricoltura, con il coinvolgimento dell’Università Politecnica delle Marche, si sta favorendo la coltivazione delle nocciole, castagne e frutti di bosco; In collaborazione con Ericsson che ha digitalizzato i servizi primari, medici e sanitari, delle zone colpite dal sisma», le parole di Spacca che ha, quindi, lasciato ai rappresentanti dei soggetti privati citati il compito di illustrare i propri progetti nel dettaglio.
Francesco Merloni, presidente della Fondazione Aristide Merloni, ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di fare fronte comune. «I soggetti privati hanno agito in questi anni. Ora è giunto il momento di fare blocco e chiedere al Governo di sostenerci perché l’Appennino rappresenta lo scheletro del nostro meraviglioso Paese».
A chiudere l’appuntamento, Giuseppe De Rita che è stato coinvolto da subito in Save The Apps. «Siamo partiti dai territori perché abbiamo compreso, fin da subito, che il Pubblico può occuparsi solo della ricostruzione delle aree appenniniche colpite dal sisma del 2016. Abbiamo dato vita a uno schema individuando delle “tribù”, vale a dire tutti quei soggetti che fanno economia e non possono andarsene dal territorio, supportandoli con un meccanismo industriale. Con Amazon abbiamo supportato i produttori locali; agli Amministratori pubblici abbiamo fornito un progetto di nuova formazione specifica; il mondo universitario si è messo a disposizione degli agricoltori fornendo loro competenze per specifiche produzioni agricole; si sono utilizzate le nuove tecnologie per mappare i punti sensibili e, quindi, dare un supporto in caso di qualsiasi criticità. Insomma, abbiamo dimostrato come i privati lavorano con i privati. Ora serve un accordo con lo Stato non solo per le zone terremotate, ma per l’intero Appennino che è anche a rischio spopolamento in favore della costa. Ma non si può permettere tutto ciò, visto che lo stesso rappresenta la colonna vertebrale dell’Italia».