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Panico, i consigli dello psicologo Paolo Scapellato

È un'esperienza talmente intensa da portare chi l'ha vissuta alla "paura della paura". Lo psicologo maceratese ha appena pubblicato un libro insieme al collega Donato Cattani dove viene presentato un protocollo di intervento innovativo e immediato

“Attacchi di panico e ansia acuta. Soccorso psicologico di base”, è il titolo del libro scritto a quattro mani dallo psicologo maceratese Paolo Scapellato e dal collega Donato Cattani. Edito da Giunti, il testo, dopo una iniziale descrizione del panico (come si riconosce e come si tratta dal punto di vista psicologico e farmacologico), descrive passo dopo passo le fasi del protocollo BPS – Basic Psychological Support – una sorta di pronto intervento per gli attacchi di panico.

Paolo Scapellato, Psicologo e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Docente a contratto di Psicologia Clinica presso l’Università europea di Roma e docente e supervisore presso la scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’Istituto skinner di Roma e Napoli

Dottor Scapellato, l’attacco di panico è un fenomeno sempre più frequente, quali possono essere le ragioni di questa ampia diffusione? Anche nelle Marche è un disturbo molto diffuso?
«Ricordiamo che l’ansia ha una funzione di sopravvivenza: gli uomini delle caverne dovevano affrontare quotidianamente i pericoli derivanti dalla caccia e dalle condizioni dure di vita e l’ansia forniva quell’attivazione necessaria ad affrontarli. L’uomo occidentale di oggi in genere non si preoccupa tanto della sopravvivenza fisica, ma piuttosto di quella psicologica: quindi reagisce con la stessa intensità del suo antenato di fronte a un fallimento lavorativo, a una relazione finita, alle critiche degli altri, alla paura di non essere all’altezza o di non essere amato. Considerando anche che la società odierna procura giornalmente sempre più stress e richiede sempre più competenze, si può capire come l’ansia e il panico siano diventati le emergenze sociali del momento. Secondo alcuni studi americani, un quarto della popolazione, nel corso della vita, conoscerà l’attacco di panico. La nostra regione ha due fattori predisponenti in più: il primo, in comune con il resto d’Italia, è la crisi economica, la quale rende le persone più precarie aumentando il senso di insicurezza; il secondo fattore, specifico delle zone in cui vive chi scrive, è l’evento terremoto, che ha letteralmente “spaesato” un’intera popolazione. La percezione di chi vive in questi luoghi è che gli attacchi di panico e i disturbi d’ansia abbiano avuto un’impennata dal periodo dell’evento sismico».

L’attacco di panico è un esperienza sconvolgente per chi la prova. Da quel momento si vive nell’angosciante paura di un nuovo attacco, una sorta di paura della paura. Un disturbo che provoca un disagio molto intenso e sintomi molto “forti”. Quali sono le cause?
«Le cause dell’attacco di panico possono essere molte, dato che questo fenomeno è una reazione fisiologica che ha il compito di scaricare la tensione e l’ansia accumulate. Cosa poi attiva l’ansia è soggettivo e dipende dal vissuto di ogni persona: conflitti inconsci, percezioni reali o abnormi di minacce presenti, stress quotidiano e lavorativo ecc. Il panico è una reazione naturale di fronte a un pericolo reale e grave, ma diventa sintomo nel momento in cui appare in situazioni non effettivamente allarmanti. Il problema non è quindi tanto nell’attacco di panico in sé, ma nel modo in cui si reagisce ad esso: se si inizia ad avere paura di un nuovo attacco si percepisce l’ansia anticipatoria che porta nella maggior parte dei casi a comportamenti di evitamento delle situazioni ritenute pericolose. Ansia anticipatoria ed evitamenti sono i due elementi che rendono la vita difficile, creando un circolo vizioso dal quale difficilmente si esce spontaneamente».

La copertina del libro di Donato Cattani e Paolo Scapellato

Basic Psychological Support è l’innovativo protocollo per la gestione degli attacchi di panico e dell’ansia, che illustra nel suo libro. Si pone come alternativa al classico approccio psicoterapeutico e farmacologico? Come affronta questi disturbi?
«Il BPS è un protocollo di primo intervento rivolto a tutta la cittadinanza. Si presuppone che un professionista delle scienze psichiatriche e psicologiche sappia come assistere la vittima di un attacco di panico. Ma quasi sempre chi ne soffre si trova ad affrontarlo insieme a persone non esperte (familiari, amici, semplici passanti ecc.), le quali, nel tentativo di prestare soccorso, non sapendo cosa fare, potrebbero peggiorare la situazione. Così è importante che ogni persona sappia cosa fare nei primi momenti, soprattutto coloro che sono abituati ad avere la responsabilità di tante persone (insegnanti, educatori, esperti del soccorso, esperti di risorse umane nelle aziende, ecc.). Quindi il BPS non si sostituisce agli interventi di tipo specialistico, psicologico o farmacologico, ma indica semplici manovre da attuare, proprio come accade nel BLS (Basic Life Support), che non si sostituisce all’intervento medico».

Cosa fare e cosa non fare durante e dopo un attacco di panico?
«L’attacco di panico è sempre imprevisto e ha dei segni prodromici che vengono riconosciuti dal soggetto. Per chi assiste al fenomeno quindi è difficile anche riconoscere cosa sta accadendo? Uno svenimento? Un attacco di cuore? In genere, una volta compreso che si tratta di ansia, per aiutare la persona sofferente si mettono in atto alcuni comportamenti automatici che però non sono di aiuto: dire di calmarsi (è come dire a uno che sta affogando, nuota!, o a uno che è insonne, dormi!) ha in genere l’esito di far agitare di più la persona che proprio non riesce a farlo; invitarlo a fare dei profondi respiri porta a un’iperventilazione che può peggiorare i sintomi e mantenerli più a lungo. Il soccorritore invece dovrebbe far sentire la sua presenza e rassicurare la persona aiutandolo a mettere in atto azioni efficaci (come ad esempio una respirazione controllata) e a elaborare cognitivamente ciò che sta accadendo. Ovviamente nel protocollo BPS si possono trovare tutte le fasi dell’intervento immediato. Cosa importante: il soccorritore non deve sottovalutare alcuni segnali che potrebbero richiedere l’attivazione del numero di emergenza. Superato il momento più critico, si dovrebbe suggerire al soggetto di rivolgersi comunque a professionisti, psicologi o psichiatri, per comprendere meglio le cause dell’evento e per attivare quelle risorse utili ad evitare l’insorgenza di quei fenomeni (ansia anticipatoria ed evitamento) che potrebbero portare a un vero e proprio disturbo clinico».

Perché in alcuni soggetti la paura sfocia nel panico, mentre in altri no? Esiste una predisposizione genetica al DAP (Disturbo da Attacco di Panico)?
«Le predisposizioni genetiche sono sempre difficili da dimostrare; ma essendo io uno psicologo, mi soffermo sui fattori appresi. La psicologia clinica insegna che non sono direttamente gli eventi esterni a creare una reazione comportamentale, ma è la lettura cognitiva ed emotiva interna dell’evento che la crea. Un esempio, perché persone che vivevano in case solide e lontane dall’epicentro del terremoto hanno sviluppato un disturbo d’ansia post-traumatico e altre che hanno visto crollare la propria casa no? Evidentemente la risposta va cercata nella personalità di ognuno, dove risiedono convinzioni, abitudini emotive, modi di interpretare la realtà diversi e specifici per ogni persona. Chi ad esempio è abituato a sentire la precarietà della vita e l’ha integrata nel proprio progetto evolutivo sopporterà meglio questo tipo di eventi di chi invece ha impostato la propria personalità alla ricerca della stabilità e della sicurezza costante».

Dottore, uno studio svizzero ha mostrato un’associazione tra disturbi mentali e malattie fisiche. In particolare i disturbi d’ansia sembrerebbero più frequenti in persone che hanno sofferto di patologie cardiache. Non solo, i disturbi d’ansia sembrano essere seguiti da malattie della pelle…
«Il rapporto tra corpo e mente è da considerarsi biunivoco, nel senso che l’uno influenza l’altra e viceversa. Chi ha conosciuto malattie debilitanti e dolorose, che hanno fatto perdere per un periodo la percezione del controllo di sé e hanno fatto conoscere la penosa, seppur naturale, sensazione di impotenza, potrebbe più di altri reagire cercando un maggior controllo e quindi alimentando maggiormente il serbatoio dell’ansia. D’altro canto, l’essere costantemente attivati e ansiosi procura un dispendio di energie psico-fisiche enorme con il conseguente indebolimento dei sistema immunitario, da qui le malattie psicosomatiche».

Donato Cattani

Donato Cattani, Psicologo militare con formazione in Psicologia dell’emergenza e Psicoterapia cognitivo-comportamentale, è ufficiale Psicologo del Corpo sanitario dell’Esercito Italiano