Ancona-Osimo

Benvenuti al Cardeto, «tra erba incolta e ruderi. Le tombe ebraiche sparite nel verde». Ecco com’è ridotta la riserva urbana più grande di Ancona

Cancelli chiusi col lucchetto, erba incolta che copre gli stradelli e le tombe ebraiche. I camminamenti dissestati sono un rischio per tutti, non solo anziani e bambini

Cartelli e segnaletica ridotti male e cancelli chiusi

ANCONA – Parco del Cardeto: lampioni accesi di giorno e tombe che sprofondano nell’erba. È questa la condizioni del parco del Cardeto, quello che – per intenderci – gli anconetani conoscono col nome di ˈcampo degli ebreiˈ. Non solo anconetani, però: ad entrare al Cardeto ci sono anche i tanti turisti e croceristi che forse si aspetterebbero – chissà – un’accoglienza diversa.

Il polmone verde più grande della città è ridotto a erbaccia incolta e transenne. In tanti, in queste giornate approfittano delle temperature miti per due passi con vista mare. Peccato, però, per quei ruderi dell’epoca «così poco valorizzati», spiega Giulietta Andreani, a spasso col suo barboncino albicocca.

Lei, come tanti altri, ama «guardare i tramonti sulla panchina dietro il campo degli ebrei». Un campo, questo, che qualche giorno fa era praticamente sbarrato: «Per entrarci, era possibile solo passare dal lato posteriore». Noi di www.CentroPagina.it siamo andati a verificare la situazione.

L’ingresso da via Del Faro conduce chiaramente ai due fari. Qui, qualche giorno fa, tra le 18 e le 19, quando nel periodo estivo è ancora giorno e c’è la luce del sole, i lampioni erano (inutilmente?) accesi.

Per andare a rendere omaggio alle tombe ebraiche si percorrono le scalette in discesa. Scalette piene d’erba e dissestate in più punti: un rischio per tutti, non solo per anziani e bambini. Il cancello in ferro laterale – che appunto consentirebbe l’accesso al cimitero ebraico – è chiuso col lucchetto.

Idem l’entrata principale: qui, il cancello marrone è chiuso. Si intravede dell’erba incolta e qualche bottiglia gettata qua e là. A 20 metri, c’è una casa. Incontriamo una donna: «Provi dall’entrata posteriore, forse è aperta».

Proprio così: bisogna salire su per il colle per entrare al campo, sotto il faro. L’erba incolta copre quasi tutta l’altezza delle lapidi in marmo bianco. La strada è praticamente sparita ed è difficile camminare in mezzo ai tanti ciuffi incolti e verdi.

“Mancano i gradini, si scivola facilmente”

Così, usciamo e ci dirigiamo verso il belvedere sotto il faro: la pavimentazione in legno rotta in più punti avrebbe forse dovuto essere un luogo di socializzazione e di incontro per la cittadinanza. Le sedute sono sporche in diverse parti e gli alberi coprono la vista sul mare. L’idea dell’Amministrazione comunale – secondo indiscrezioni – era quella di attendere la fioritura completa degli arbusti per poi potarli.

Sta di fatto che qui il problema non è solo l’erba incolta ma la sciatteria diffusa. I cartelli e la segnaletica sono scoloriti e storti. Alcuni, sono persino divelti da terra, mentre le panchine – ma questo è il meno – sono imbrattate dalle scritte di alcuni ragazzini.

Il signor Paolo, che chiede l’anonimato, sottolinea: «Guardi di quante bellezze godiamo noi qui, ad Ancona. Vi pare normale che questo parco indicato sulle mappe e sulle cartine della città possa essere tenuto in questo modo?». Smorziamo i toni provando a dire che la natura è bella anche se è selvaggia, ma Paolo non ci sta: «Io amo la natura, ma questo, in un’immensa e meravigliosa riserva di verde, si chiama degrado».

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