SENIGALLIA- Giovedì, in occasione delle funzioni pasquali, la Cattedrale sarà di nuovo aperta. Lo scorso 30 gennaio, era stata chiusa per effettuare alcune verifiche a seguito delle scosse del 30 ottobre e del 18 gennaio. A distanza di due mesi e mezzo, la chiesa riapre in occasione della Pasqua dopo i lavori che hanno messo in sicurezza la navata sinistra, la più colpita. In attesa della riapertura, il vescovo Francesco Manenti ha lanciato il suo messaggio di auguri alla sua Diocesi:
«Per i discepoli la notizia portata dalle donne che Gesù era risorto, sembrava una fantasia, addirittura, scrivono i vangeli, un “vaneggiamento”. Le donne erano andate al sepolcro con i profumi per completare la sepoltura di Gesù, compiuta il giorno prima troppo in fretta. In quei profumi c’era tutto il loro amore per il Maestro, ma anche la resa alla sua morte: Gesù era morto e poteva essere onorato solo come un morto. Anche quando Gesù risorto incontra i discepoli, questi non lo riconoscono o, come Maria Maddalena, lo scambiano per un’altra persona. La resa all’evidenza dei fatti (Gesù è morto) rende i discepoli tristi e pieni di paura, persone che hanno smarrito la speranza e tornano alle loro fatiche quotidiane (come Pietro e i suoi amici che riprendono a fare i pescatori). Gesù con grande pazienza va a riprendersi i suoi amici, li rassicura (“non temete”, ripete più volte), si mostra loro risorto con i gesti quotidiani della parola e del pasto condiviso. E i discepoli abbandonano la tristezza e la paura, perché finalmente riconoscono che “il Signore è veramente risorto”; il loro cuore ritorna a palpitare, i loro occhi sono in grado riconoscere Gesù risorto nel viandante che si era avvicinato lungo la strada, nello sconosciuto che li aveva raggiunti sulla riva del lago. E la speranza riprende vigore.
I tempi che stiamo vivendo, come Chiesa e come società, procurano a molte persone tristezza e paura, indeboliscano la speranza e impediscano di riconoscere l’azione del Signore nella nostra vita e nella storia dei questi giorni. Gesù ripete con noi quanto ha fatto con i suoi discepoli: si affianca al nostro cammino, ci rivolge la sua parola che ridà slancio al cuore e guida i nostri passi; accoglie il nostro invito a restare con noi per spezzare quel pane che è la sua vita donata per noi e per gli uomini e le donne che abitano la terra e che ce lo fa riconoscere Risorto e Vivente tra di noi. Tutto questo perché possiamo dire a tutti con la nostra vita, con l’occuparci di noi stessi, delle persone che amiamo e di quelle che incontriamo nella loro sofferenza, che Gesù è veramente risorto e che per questo possiamo alimentare tutti la speranza per la nostra vita e operare con fiducia per rendere la “città degli uomini” un luogo dove la giustizia, l’onestà, l’accoglienza reciproca, l’impegno per il bene comune, la solidarietà…, non restano sogni che appaiono sempre più irrealizzabili o auspici che finiscono per risultare logori, ma il clima che tutti possono respirare. L’augurio che desidero rivolgere a tutti è che quanto la liturgia pasquale ripete – “Il Signore è veramente risorto!” – non resti solo l’annuncio di un giorno, ma risuoni nei giorni della nostra vita, con tutto il carico di speranza e di fiducia che ha suscitato quando è stato accolto per le prima volta, e, grazie a noi, anche nei giorni della vita delle persone che incontriamo».