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Passaporto vaccinale «importante per risolvere tre priorità». Il parere della Camera di Commercio Marche

Il presidente della Camera di Commercio Gino Sabatini ha parlato dell'importanza del patentino in ambito commerciale e turistico, specificando alcuni importanti aspetti

Gino Sabatini - Presidente Camera di Commercia
Gino Sabatini, presidente Camera di Commercio Marche

ANCONA – Con l’inizio del percorso di vaccinazione, il dibattito in ambito turistico e commerciale si è spostato sulla possibilità del cosiddetto Passaporto vaccinale. Il patentino attesterebbe l’avvenuta vaccinazione da Covid-19 e soprattutto consentirebbe una libertà di movimento ampia, utile principalmente in ambito commerciale. In attesa che se ne possa discutere approfonditamente, soprattutto all’interno dell’Unione Europea, abbiamo cercato di approfondire il tema con il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini.

Quanto ritiene importante la creazione del suddetto passaporto entro termini congrui, ad esempio, prima dell’estate?
«La fine dell’estate è un tempo congruo per metterlo in campo a livello europeo, in modo da risolvere tre priorità assolute: chiarire velocemente gli aspetti legati alla tutela della privacy dei cittadini, evitare che alcuni Stati o addirittura singole regioni agiscano autonomamente creando ulteriori squilibri e difficoltà, consentire a chi viaggia, innanzitutto per lavoro e in prospettiva per vacanza, di farlo con la necessaria sicurezza per se stesso e per le persone con le quali entra in contatto».

A proposito di tutela della privacy: il passaporto vaccinale non è un’invasione nel privato?
«Le app che scarichiamo sui nostri cellulari e che usiamo, magari anche per farci consegnare il cibo a casa, non sono state autorizzate a conoscere nostri dati, anche sensibili come l’indirizzo di casa? Le banche non hanno informazioni molto dettagliate di noi clienti? È evidente che ci devono essere delle tutele e tutte le garanzie necessarie per il passaporto vaccinale, ma forse qualche piccola rinuncia sul piano della privacy va fatta se si vuole uscire con un minimo di velocità da questa situazione impattante, che temo durerà ancora per molto tempo».

Teme che i ritardi nel percorso di vaccinazione possano, in un certo senso, influire anche da questo punto di vista?
«È evidente che senza un numero sufficiente di dosi di vaccino non si va da nessuna parte. Se la campagna vaccinale continuerà a procedere a rilento, ogni altra iniziativa slitta nel tempo e quindi anche quella del passaporto».

L’importanza del passaporto vaccinale, oltre naturalmente sotto l’impatto turistico, va letta soprattutto in termini di commercio e rapporti aziendali?
«Da maggio, la Grecia si apre a chi dimostra di essersi vaccinato. Quello che hanno messo in campo è un modello interessante, una buona pratica alla quale guardare per renderla velocemente operativa: si tratta di una campagna vaccinale fortemente indirizzata al settore turistico – ma nel nostro Paese si dovrà tenere conto anche del manifatturiero, dell’artigianato e del commercio – e ingresso all’interno dei confini senza restrizioni ai vaccinati, magari con passaporto o documentazione che lo prova. Non credo che si debba aver paura di copiare se il meccanismo funziona; al contrario, dobbiamo essere consapevoli che alcuni nostri competitor ci supereranno».