PESARO – Pedaggi autostrade, gasolio, assicurazioni, noli marittimi, crediti di imposta che si stanno esaurendo, le problematiche relative alle rotte mercantili nel canale di Suez. Il mondo dell’autotrasporto è fortemente preoccupato per la grandinata di rincari che si sta abbattendo sul settore e che, di conseguenza, rischia di ripercuotersi in maniera pesante sui consumatori e sulle famiglie.
«Stimiamo – dice il responsabile di CNA-Fita, Riccardo Battisti – che il paniere del Ministero dei trasporti che compone le principali voci di costo dell’autotrasporto, soltanto con gli incrementi di inizio anno 2024, subirà un aumento percentuale medio del 4,6%, pari a circa seimila euro in più l’anno per ciascun mezzo (escluso il costo del lavoro dipendente e del carburante). Nel 2024 scade il CCNL di riferimento della categoria e certamente il suo rinnovo non sarà indolore».
Battisti ricorda che dal 1° di gennaio sono scattati gli aumenti sui pedaggi delle autostrade del 2,3% mentre per le assicurazioni sui mezzi si stimano aumenti che vanno dal 7 al 15%. «Aumenti che penalizzano fortemente chi lavora sulle strade ogni giorno. Per non parlare del carburante».
Sul costo del gasolio alla pompa, nonostante una leggera flessione in atto fino ai primi dell’anno, evidenziamo che tra gennaio 2022 (€ 1,598) ed il prezzo alla pompa registrato al 15 gennaio 2024 dalla CE-Energy Policy (€ 1,724), ci sono tredici centesimi in più al litro che incidono su questa voce di costo. I crediti di imposta per compensare i maggiori costi si stanno esaurendo ma per il 2024 permane un costo del carburante che incide per 4.300 euro l’anno in più per ogni veicolo pesante che effettua la linea nazionale.
Ma con l’avvento del 2024 ci sono anche altre voci di costo che direttamente e indirettamente incidono negativamente sui costi di gestione dell’autotrasporto. Un forte aumento è stato determinato sui noli marittimi che, dal 1° gennaio 2024, si sono appesantiti degli effetti della clausola “ETS SURCHAGE”.
Le problematiche relative al Canale di Suez, le rotte tra l’Asia ed il Mediterraneo, fondamentali per l’import-export del Made in Italy, stanno determinando forti aumenti dei costi del trasporto container; il sistema logistico è tornato a subire l’incertezza dei tempi di consegna a causa, tra l’altro, delle deviazioni su rotte meno pericolose ma molto più lunghe. Crescono del 5,10% le tariffe per l’attraversamento del Monte Bianco e del Frejus.
Per quanto riguarda i costi indiretti, allungamento dei tempi di percorrenza a causa della situazione infrastrutturale della viabilità, carenza di personale e disfunzioni degli sportelli UMC, 940 ore complessive di lavoro sottratte dal calendario dei divieti di circolazione per l’anno 2024, sono tutti aspetti che si ripercuotono negativamente sui costi, sulla capacità produttiva e sulla possibilità di conseguire reddito.
«Insomma – conclude Battisti – un quadro che non lascia spazio all’ottimismo e che preoccupa la categoria, da anni alle prese con una mortalità di imprese preoccupante, soprattutto nelle Marche e in provincia di Pesaro e Urbino. Occorrono interventi a tutela di un settore fondamentale per l’intera economia nazionale che basa all’80 per cento del trasporto delle merci su gomma».