PESARO – Pesaro azzera l’Iva sugli assorbenti e prodotti igienici femminili nel segno di «una battaglia di civiltà, democrazia ed uguaglianza». A partire da oggi, infatti, le farmacie comunali di Pesaro applicheranno uno sconto (pari al 22% dell’imposta) su assorbenti, tamponi e coppette come previsto dall’iniziativa “Il ciclo non è un lusso” promossa dal Comune e da Aspes.
Tra le prime a proporre l’adesione alla campagna “No Tampon tax”, la consigliera Camilla Murgia: «Sono orgogliosa che anche Pesaro abbia deciso di partecipare all’iniziativa nazionale di sensibilizzazione (e azione)». Non si tratta solo di una “scontistica” applicata ad alcuni prodotti ma «di una battaglia per la parità sociale. L’Iva per le lamette da barba, in Italia, è al 4%, perché ritenute beni di prima necessità; gli assorbenti, come anche i pannolini per neonati e anziani, sono sottoposti all’aliquota ordinaria del 22%». Costi ingenti, soprattutto se si considera che una donna «in media, acquista 15mila confezioni di assorbenti. Una spesa che ricade sull’intero nucleo familiare».
A sottolineare una «tassazione sbagliata che crea discriminazione tributaria» è stato l’assessore al Rigore Riccardo Pozzi, che ha avviato l’iter del progetto: «L’Iva, grazie ad aliquote differenziate – nel 1973 era al 12%, oggi siamo al 22% per i beni di lusso e al 4% per quelli di prima necessità – è in grado di svolgere una funzione redistributiva. Proprio per questo è necessario un intervento: occorre correggere un’iniquità fiscale che si traduce in discriminazione sociale e di genere. L’auspicio è che l’esempio di Pesaro – da sempre in prima linea nelle battaglie contro le ingiustizie – come quello di altri Comuni, rafforzi un messaggio nazionale e che si arrivi, dunque, all’eliminazione totale dell’imposta».
«Anche questa è questione di Pari opportunità – ha sottolineato Giuliana Ceccarelli, assessora alla Crescita e Gentilezza -. Molti Paesi nel mondo hanno adottato iniziative simili da diversi anni: Francia, Scozia, Germania, Regno Unito, hanno già varato precise leggi di abolizione o di riduzione dell’IVA. In Italia è invece rimasta invariata una discriminazione sulla quale è doveroso intervenire in maniera partecipata e condivisa, cosa che nel Comune di Pesaro è avvenuta grazie anche al lavoro corale svolto dai componenti delle commissioni Pari opportunità e Donne elette».
A sottolineare il percorso condiviso anche l’assessora alla Solidarietà Sara Mengucci: «Un metodo di lavoro efficace per raggiungere importanti risultati». Come quelle che consente di aggiungere un «ulteriore tassello nella pluralità di iniziative promosse dall’Amministrazione in tema di politiche di genere. Lavorare al meglio, significa dare risposta alle esigenze delle donne con tutti i mezzi a disposizione. La campagna contro la “tampon tax” è un’occasione per discutere – mettendo in campo azioni puntuali – di pari opportunità a livello locale e nazionale».
Vogliamo dare un «segnale forte per sollecitare il Governo a modificare una normativa discriminatoria» ha aggiunto il presidente del Consiglio comunale Marco Perugini nell’annunciare l’invio di una missiva rivolta al Ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti «per invitarla a nome di tutti comuni aderenti alla campagna, a legiferare in tal senso. C’è un problema di discriminazione di genere che va risolto, ne va della nostra civiltà e democrazia».
Il punto di partenza, a Pesaro, sono le farmacie comunali, come ha precisato Luca Pieri, presidente Aspes: «Abbiamo recepito l’impulso dato da giunta e Consiglio comunale e fatto propria una battaglia di civiltà che riguarda universo femminile per rispettare la funzione sociale che cerchiamo quotidianamente di perseguire».
Aspes si farà dunque carico del costo dell’Iva applicata ai 26 prodotti che saranno scontati e che i consumatori potranno riconoscere attraverso dei pannelli riportanti l’immagine della campagna “Il ciclo non è un lusso” Nel cartellino, sarà possibile confrontare il prezzo iniziale e quelli conseguente l’azzeramento dell’Iva. La campagna sarà attiva fino al 31 dicembre, una «data che abbiamo scelto augurandoci che, nel frattempo, la normativa sia aggiornata».