PESARO – Emergenza idrica: programmati gli interventi per evitare situazioni di criticità nel pesarese durante l’estate e non solo.
Se ne è parlato in una conferenza stampa a cui hanno partecipato i vertici di Marche Multiservizi, Aato (Autorità di ambito territoriale ottimale) e Provincia. Si parte da un dato: il territorio si estende per una superficie di 2.564 kmq e comprende 54 Comuni con una popolazione complessiva di 350.000 abitanti. L’attuale approvvigionamento idrico si trova in una situazione critica dato che gli acquedotti sono alimentati, contrariamente alle altre realtà marchigiane, per oltre l’80% da acque superficiali e per il restante 20% da acque sotterranee.
Il servizio acquedottistico può contare su un sistema infrastrutturale costituito da 5.600 km di rete di acquedotti, 742 serbatoi, 554 punti di prelievo idrico e 192 stazioni di sollevamento. Questo sistema consente ai gestori del servizio idrico di garantire la copertura pressoché totale del territorio ma non lo mette al riparo da situazioni di crisi idrica in periodi di scarse precipitazioni atmosferiche, come quello attuale.
Ecco allora i provvedimenti: la pulizia immediata degli invasi (Furlo, San Lazzaro e Tavernelle) che consente un recupero immediato di oltre 1,5 mln di metri cubi, con acqua di migliore qualità, più fresca (riducendo così il fenomeno delle alghe), con benefici per la laminazione delle piene e anche un recupero di inerti evitando nuove cave. A questo proposito Giuseppe Paolini, presidente della Provincia di Pesaro fa sapere che «una persona sarà incaricata per fare pressione su Enel affinché pulisca gli invasi».
Secondo step: superare l’eccessiva frammentazione degli impianti di grande adduzione con progetti di interconnessione degli attuali acquedotti, consentendo una redistribuzione della risorsa idrica dedicata alle aree interne senza spreco e senza necessità di autobotti.
Infine puntare a un utilizzo ottimale della risorsa idrica riequilibrando il rapporto nell’approvvigionamento idrico tra acque di superficie e acque di profondità, in particolare nei periodi di scarse precipitazioni ossia quando le acque di superficie non sono sufficienti a garantire l’approvvigionamento idrico del territorio.
Sono stati individuati alcuni siti potenzialmente idonei all’utilizzo di risorse idriche sotterranee che consentiranno di avere fonti di approvvigionamento stabili anche nei periodi di siccità. Il riequilibrio destinato alle aree interne sarà ovviamente oggetto di confronto con le amministrazioni comunali di riferimento.
«Abbiamo avanzato proposte per una visione strategica, tra gestori e autorità d’ambito – ha spiegato l’amministratore delegato Marche Multiservizi Mauro Tiviroli -. Se vogliamo garantire l’approvvigionamento idrico occorre pulire gli invasi che rappresentano un polmone di trenta giorni in più. Preleviamo 2,9 dal Nerone per le aree interne e 1 milione dal Burano per Cagli e Acqualagna. L’idea potrebbe essere un riequilibrio mantenendo il totale complessivo, aumentando il Burano per avere un rilascio sul torrente Giordano e garantire l’habitat del fiume».
L’attuale fabbisogno, pari ad oltre 1,2 mc./s (quindi 1.200 litri al secondo), viene principalmente così soddisfatto per il 50% dalle portate del fiume Metauro ove sono presenti le derivazioni dell’invaso di San Lazzaro e di Tavernelle a servizio del potabilizzatore di San Francesco di Saltara che, con i suoi 50.000 mc/giorno, serve la maggior parte del fabbisogno idrico delle città di Fano e Pesaro nonché dei comuni limitrofi (Vallefoglia, Montelabbate, Monteciccardo, Colli al Metauro).
Per la restante parte da acque superficiali derivanti, in parte, dalle prese del Nerone a servizio dei comuni di Fermignano, Sant’Angelo in Vado, Urbania, Urbino, con un prelievo di 90 litri/secondo e in parte dal prelievo del Burano, a servizio dei comuni di Acqualagna e Cagli, con un prelievo di 30 litri/secondo.
«La fragilità del sistema appare in tutta la sua evidenza in momenti di mancanza prolungata di precipitazioni, come l’attuale ultimo periodo, che sta creando difficoltà nell’approvvigionamento in primis nelle aree interne con la necessità di fare ricorso ad autobotti e a forme alternative molto costose e impattanti sotto il profilo ambientale; – ha detto Michele Ranocchi, direttore Aato – occorre agire sulle reti e sulle infrastrutture che vanno sostituite e lo facciamo compatibilmente con le forze finanziarie».
Va tenuto conto che gli effetti del climate change”determinano, tra le altre cose, periodi senza precipitazioni piovose sempre più lunghi. Come accaduto fino a pochi giorni fa.
La risorsa idrica, infatti, è un elemento fondamentale per la qualità della vita di un territorio ma anche per la competitività del tessuto socio-produttivo e per il settore turistico, sia della costa che delle aree interne.