PESARO – Turismo e alberghi dimenticati, il grido di allarme di Confcommercio Pesaro.
Il direttore Amerigo Varotti sottolinea che «le misure di contenimento della pandemia adottate dal Governo colpiscono pesantemente il commercio ed il turismo in uno dei momenti economicamente più importanti dell’anno. E se le misure adottate sembrano giustificate dal «così fan tutti» a livello europeo per il proliferare del contagio (abbinato ad una assenza preoccupante dei controlli nelle vie e nelle piazze delle nostre città), meno giustificato e politicamente accettabile il misero ristoro previsto per le imprese a cui si chiede di non vendere, di non preparare e somministrare pasti e bevande.
I 650 milioni di ristoro previsti nel decreto per bar, pubblici esercizi e ristoranti sono ben piccola cosa rispetto al fatturato che queste imprese realizzano normalmente nel mese di dicembre e, particolarmente, durante le festività. E poi questo ristoro non prevede aiuti per il commercio e nulla per gli alberghi».
E ancora: «Alberghi – pensiamo ovviamente a quelli annuali – che si sono fatti in quattro per adottare ed applicare i protocolli e le misure previste dalle Regioni e dal Ministero della salute, ma che con la sospensione delle fiere, delle sagre, dei mercatini, del turismo business e d’affari, ed ora con i divieti di spostamento da una regione all’altra e i divieti per i cenoni, subiscono danni enormi (a volte irreparabili) senza alcun aiuto e ristoro. Cioè, completamente dimenticati dal Governo».
Il dato è devastante. Secondo Varotti «il calo delle presenze, per gli alberghi ad apertura annuale è stato almeno dell’80%. Molti alberghi hanno dovuto chiudere e quelli rimasti aperti non avranno ospiti nelle prossime settimane. Con tante cancellazioni per le prenotazioni precedentemente effettuate. Ma nel decreto non c’è una seppur minima forma di aiuto per gli alberghi (né per i negozi). Si vuole distruggere l’unica forma di possibile sviluppo economico del Paese o si pensa che l’unica attività economica “indispensabile” sia l’industria come negli anni ‘50 e ‘60?».