ANCONA – Alimenti di origine vegetale e miele sotto il microscopio delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, Asl e Istituti Zooprofilattici Sperimentali. L’obiettivo è quello di scoprire i residui di fitofarmaci nei campioni analizzati. Prendiamo le Marche: su 181 campioni analizzati di verdura non sono stati riscontrate irregolarità ma complessivamente il 70,7% del totale è veramente privo di residui, mentre il 18,8% ha un residuo e il 10,5% contiene più di un residuo (Per conoscenza questi i dati che riguardano la frutta: 64 campioni analizzati, 25% senza residui, 37,5% un residuo e 37,5% con più di un residuo).
Vuoto normativo. Quando si parla di zero irregolarità ma di residui si intende che questi ultimi rientrano nei limiti di legge. Quindi le Marche sono una regione virtuosa in questo senso? Sicuramente meglio di altre regioni dove i residui irregolari sono notevoli, ma il report “Stop Pesticidi” a cura di Legambiente nazionale rivela ben altro: «Evidenzia uno storico vuoto normativo – ha detto la presidente di Legambiente Nazionale Rossella Muroni – manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo prodotto». Questo significa che possono essere regolari, e quindi finire in commercio, prodotti contaminati da più principi chimici anche se in quantità che rientrano nei limiti di legge. «Senza tenere conto – ha aggiunto – dei possibili effetti sinergici tra le sostanze chimiche presenti nello stesso campione sulla salute delle persone e sull’ambiente. Eppure le alternative all’uso massiccio dei pesticidi non mancano».
Pesticidi, chi sono? Di pesticidi a tavola se ne era parlato recentemente al Palazzo dei Convegni di Jesi con la dottoressa Renata Alleva. Vengono utilizzati in agricoltura per avere produzioni massicce. In Italia nel 2014 sono stati distribuiti circa 65 mila tonnellate di fungicidi (10,3 mila tonnellate in più rispetto al 2013), 22,3 mila tonnellate di insetticidi e acaricidi, 24,2 mila tonnellate di erbicidi e infine 18,2 mila tonnellate di altri prodotti. Una soluzione facile e veloce per aggredire parassiti e insetti ma con ripercussioni gravissime sull’ambiente e la biodiversità. Qualcosa si muove nel campo delle alternative sostenibili: i dati presentati dal Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica del Mipaaf (Sinab) relativi al 2015 rivelano una superficie agricola coltivata a biologico ha raggiunto il 12% della superficie agricola nazionale e gli operatori bio sono aumentati dell’8,2% rispetto al 2014. Nelle Marche, stando ai dati regionali, sono oltre 2.300 le aziende produttrici con circa 2.288 operatori e con più di 57mila ettari di superficie destinata alla coltivazione con il sistema biologico, pari ad oltre il 12% della superficie agricola regionale.
Inquinamento. Tra le conseguenze nell’uso indiscriminato di pesticidi c’è l’inquinamento: va tenuto presente infatti, che solo una modesta parte dei pesticidi irrorati nei campi raggiunge il bersaglio, il resto si disperde nell’aria, nell’acqua e nella terra. I pesticidi uccidono anche le piante e gli insetti, basti pensare alla moria delle api del 2008 costata cara al nord e al centro Italia. Il Rapporto Nazionale pesticidi nelle acque, pubblicato da Ispra, relativo al biennio 2013-2014 ha riscontrato in acque sotterranee e superficiali italiane un aumento di sostanze oltre i limiti rispetto al passato. Tra queste sostanze spicca il glifosato, l’erbicida più usato al mondo. Proprio ieri a Roma un gruppo di attivisti si è dato appuntamento davanti al Colosseo per un’iniziativa di lancio della campagna europea contro il glifosato. Dal report “Stop pesticidi di Legambiente” si legge: «Questo principio attivo è presente in oltre 750 formulati, tra cui il Roundup, marchio registrato dalla multinazionale Monsanto, dedicati alle colture intensive, agli orti e al giardinaggio. Nel 2014 la produzione mondiale di Glifosato ha superato le 800.000 tonnellate e il trend nei prossimi anni è destinato a crescere e si stima che entro il 2020 la richiesta possa raggiungere il milione di tonnellate. Il suo mercato è legato all’impiego delle colture geneticamente modificate (OGM) resistenti al Glifosato». Attualmente in Italia è vietato prima del raccolto e in luoghi pubblici, come parchi e giardini, campi sportivi e aree interne di scuole e strutture sanitarie.