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Più internazionale, più green e naturale. Ecco il Vinitaly 2018

A Verona tutto pronto per la 52esima edizione del salone dedicato al vino e al mondo dell'enologia presente e futura, tra mercati, business e nuove tendenze

Immagine di repertorio del Vinitaly2017 (foto: da sito Vinitaly.com)
Immagine di repertorio del Vinitaly2017 (foto: da sito Vinitaly.com)

Più internazionale e più green. Al via la 52esima edizione del Vinitaly a Veronafiere, il salone dedicato al vino e al mondo dell’enologia presente e futura, e che secondo gli organizzatori quest’anno cresce nei numeri e nelle proposte. È infatti aumentato del 25% il numero degli espositori esteri presenti all’interno del padiglione International-Wine Hall; in crescita anche la media degli operatori professionali provenienti ogni anno da 140 nazioni (nel 2017, 128mila presenze totali di cui 48mila dall’estero, di cui 30.200 buyer accreditati da 142 Paesi).

Sempre più di spicco a Verona l’offerta “green” con le aree Vivit, VinitalyBio e Fivi. Da una ricerca Vinitaly/Iri 2018 emerge che le vendite di vino bio sono cresciute nella distribuzione organizzata italiana nel 2017 del 45,3% in volume e del 40,5% quelle degli spumanti per un totale di oltre 4 milioni di litri e 25 milioni di euro. Secondo lo studio Vinitaly/Wine Monitor su “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro” in paesi maturi come la Germania, dove la domanda di vini italiani è prevista cedente nei prossimi 5 anni, il vino biologico sarà una key factor per il nostro export.

Anche le Marche presenti con 141 aziende marchigiane con 258 etichette di vini.
Due gli anniversari importanti: il 50° della Doc (Denominazione di origine controllata) del Rosso Piceno e del Verdicchio dei Castelli di Jesi. A fare il punto il vice delegato dell’Associazione Italiana sommelier delegazione Jesi e Castelli, Luca Civerchia.

Luca Civerchia
Luca Civerchia, vice delegato dell’Associazione Italiana sommelier delegazione Jesi e Castelli

Numeri e ricorrenze importanti ma quale sarà la curiosità di questa edizione?
«Ci sarà una zona dedicata ai “vini naturali”. In verità il termine è impreciso e non è sinonimo di biologico, ma con questa parola si identificano quei vini realizzati con un basso impatto ambientale in vigna, con una scarsa aggiunta solforosa, in cui non si utilizzano correttori in cantina. In generale, possiamo dire che sono quei vini in cui c’è un maggior rispetto della natura da parte del produttore».

Si tratta quindi di un settore che farà capolino in questa edizione?
«Diciamo che c’è molta richiesta da parte dei consumatori, che sono sempre più attenti. Io stesso, nel mio locale ad esempio, ho clienti anche stranieri che fanno richieste precise sul tipo di fermentazione. Molti produttori anche nelle Marche, soprattutto nel fermano e nel territorio di produzione del Verdicchio, si stanno aprendo a questo comparto del vino, alcuni hanno mosso i primi passi convertendosi al biologico. Le richieste di vini naturali arrivano anche dall’estero ed essendo il vino italiano dominante nell’export, i produttori non possono che esaudire queste richieste».

La produzione di “vini naturali” è più complessa rispetto a quelli “tradizionali”?
«In un certo senso sì, perché il vino non deve avere imperfezioni visto che non si possono fare correzioni in seguito. Si utilizzano anche tecniche antiche, come l’anfora».
E il gusto?
«Sicuramente serve più accortezza per fare un vino piacevole, sicuramente avrà più spigolature rispetto al “tradizionale” che invece risulta pulito. Io penso che il vino debba essere un piacere, che sia tradizionale o naturale, l’importante è che berne un bicchiere sia piacevole».

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