ANCONA – Lo aveva annunciato all’indomani della sua elezione, in occasione della prima conferenza stampa da governatore, e lo ha fatto: il presidente regionale Francesco Acquaroli ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per evidenziare «la drammatica condizione in cui ancora versa il territorio marchigiano colpito dal sisma del 2016 e il disagio in cui vivono le popolazioni».
A quattro anni dal sisma, «le difficoltà che la ricostruzione di questi territori stanno incontrando esigono un cambiamento di passo, nell’ottica di una ricostruzione veloce ed efficace che coinvolga, con spirito di collaborazione, gli enti del territorio che meglio ne sanno interpretare le esigenze» scrive Acquaroli, denunciando «gravi ritardi» che nel tempo di sono accumulati, creando sfiducia nelle famiglie e nelle imprese marchigiane, «che vedono minacciato il loro futuro e quello del territorio, in particolare di quello appenninico, interessato da un graduale ma inesorabile spopolamento».
Una lettera nella quale, oltre ad evidenziare le criticità presenti, il governatore snocciola anche una serie di proposte che potrebbero dare impulso alla ricostruzione, premendo sull’acceleratore. Fra queste, rafforzare la filiera tra Commissario, Regioni e Comuni a cui affidare compiti o delegare funzioni, sotto la regia delle Regioni, «dando piena attuazione agli strumenti e ai modelli normativi di ricostruzione recentemente messi in campo, con particolare riferimento alla ricostruzione dei centri storici e dei borghi che diffusamente caratterizzano il tessuto edilizio ed architettonico dell’Appennino e delle aree interne delle Marche».
Secondo il presidente della Regione Marche, serve «una normativa stabile e certa a garanzia dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa di ricostruzione pubblica e privata e che aspiri ad una disciplina quadro unitaria ed omogenea, prevedendo anche un Codice Unico per la ricostruzione per favorire la collaborazione dei territori di confine regionali», inoltre chiede di definire gli aspetti applicativi ed esecutivi delle disposizioni previste dal Decreto Legge 76 del 2020, in materia di contratti pubblici e di accelerazione e semplificazione della ricostruzione nelle aree colpite da eventi sismici, «nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità».
Poi l’accento va al potenziamento del personale tecnico e amministrativo, operante negli Uffici Speciali di Ricostruzione e al sostegno dei processi di stabilizzazione dei professionisti impegnati nella ricostruzione privata, «anche specificandone i compiti e le responsabilità, circoscrivendo i poteri di controllo degli Uffici Speciali di Ricostruzione». Fondamentale poi programmare e gestire le risorse destinate alla ricostruzione guardando al futuro e alle risorse previste dal Recovery Fund, «con una linea di finanziamento specifica per le infrastrutture materiali, compresi gli edifici pubblici strategici, i sotto-servizi di supporto nei Comuni e per l’innovazione digitale pubblica e privata».
Fra le priorità delineate da Acquaroli nella missiva, c’è anche quella di prevedere una fiscalità di vantaggio e incentivi per le imprese del territorio con l’istituzione di Zone Economiche Speciali, sisma ecobonus e altri interventi, «con una attenzione particolare ai giovani e al lavoro».
«Tutto questo, però – prosegue Acquaroli – richiede dialogo, confronto e ascolto dal basso, leale collaborazione istituzionale tra i soggetti coinvolti nel processo di ricostruzione, dai sindaci, a tutte le altre Autorità, anche Ecclesiastiche, alle categorie professionali, accompagnati dal Commissario Straordinario per la ricostruzione. Tali principi di coesione e solidarietà, come in altri momenti che hanno tristemente segnato la storia della nostra comunità regionale, sono decisivi per superare le criticità oggi esistenti, per ricostruire le Marche e rigenerare lo spirito vigoroso di una terra operosa e grata».
Il presidente Acquaroli ha infine invitato il presidente Mattarella a fare ritorno nelle Marche, garantendo il suo «personale impegno e la piena disponibilità ad un proficuo dialogo istituzionale».