CASTELFIDARDO – A Castelfidardo sono cinque giorni di concerti a partire da oggi, 28 settembre, seminari, audizioni, incontri e mostre per la 46esima edizione del Premio internazionale della fisarmonica per cui sono attesi partecipanti da tutto il mondo. Per il concerto inaugurale di stasera alle 21.30 al parco del Monumento ci sarà Eugenio Bennato, lo straordinario cantautore napoletano che presenterà “A sud di Mozart”, un viaggio musicale nella storia dell’umanità. Accompagnato dall’Orchestra Filarmonica della Calabria, diretta dal maestro Filippo Arlia, Bennato proporrà uno spettacolo costellato da canzoni inedite ispirate alla creazione, da “Fiat Lux” a “L’arca di Noè”, da “Kifaja” a “Ballata di una madre”, fino alla suite “A sud di Mozart” scritta assieme a Carlo D’Angio.
Tra i grandi volti della rassegna, quest’anno sotto la direzione artistica del maestro calabrese Antonio Spaccarotella, c’è anche quello di Filippo Arlia che a 32 anni è il più giovane direttore d’Italia di un Conservatorio, oltre che fondatore e direttore dell’Orchestra Filarmonica della Calabria. Arlia è protagonista fin da subito accompagnando Bennato nel concerto di apertura con la Filarmonica calabrese che sarà anche accanto agli oltre 200 concorrenti del Premio e in particolare ai finalisti della categoria Premio che verrà assegnato venerdì 1 ottobre alle 15 al cinema teatro Astra da una giuria internazionale di qualità presieduta dal fisarmonicista e compositore Corrado Rojac.
Abbiamo intervistato Eugenio Bennato. A lui, appunto, il compito di aprire il Pif.
Quanto è importante per la sua esperienza la musica popolare?
«Ho sviluppato un interesse viscerale per la musica popolare che allora era sconosciuta o nota solo a pochi addetti ai lavori, proprio di conseguenza al mio rapporto con la fisarmonica. Quando abbiamo fondato “La nuova compagnia di canto popolare” siamo andati in giro per ricercare, per ascoltare questi maestri di un mondo trascurato. Ho fatto delle scoperte che mi hanno segnato profondamente. Dopo sono passato a scrivere cose nuove che sono entrate nel repertorio popolare. La musica infatti è materia viva e la stessa cosa vale per la fisarmonica e gli organetti che in Italia in particolare sono presenti nella realtà viva della musica popolare, dalle Marche alla Calabria. I giovani continuano a immaginare melodie che trascinano al ballo essenzialmente del saltarello e della tarantella dove l’organetto è addirittura solista».
Quale messaggio dare ai musicisti oggi?
«Uno più importante degli altri: nel mondo globalizzato manifestare e affermare la propria identità e le proprie radici. Quando un ragazzo marchigiano suona la fisarmonica sta manifestando innanzitutto lo strumento prodotto in casa, che fa parte di un artigianato che si contrappone all’industria, e poi sta esponendo i suoi racconti e questo lo rende oggi internazionale. Non è un caso che da circa vent’anni la musica popolare italiana è presente nella world music, prima era assente. Oggi rende viva la voce della nostra penisola».
Cosa significa per lei suonare la fisarmonica?
«Da bambini, io, Edoardo e Giorgio, i miei fratelli, fummo avviati da un maestro di musica da mia mamma che quell’estate ci disse “la mattina andate al mare ma la sera si studia”. Fu inflessibile. Così abbiamo scelto tre strumenti: Edoardo la chitarra, Giorgio le percussioni e a me toccò la fisarmonica, quello più pesante. Avevo nove anni e mi piaceva tantissimo, come oggi, ma è pesante, è faticoso tenerla, grava sulle spalle. Mi ricordo però che feci dei progressi immediati fino ad arrivare a suonare la mazurka variata di Migliavacca. È stato quindi il mio punto di partenza e da lì sono passato alla chitarra».
Come sarà il concerto di stasera?
«Con me ci sarà l’Orchestra Filarmonica ella Calabria che mi accompagnerà in molti brani e anche un’improvvisazione con fisarmonica e organetti. Devo rispolverare il mio antico strumento, lo farò in un brano, sicuramente».