ANCONA – Nelle Marche la violenza di genere continua ad essere poco denunciata. Dagli ultimi dati emerge che la vittima della violenza è principalmente una donna di età compresa tra i 34 e i 53 anni, coniugata (47%), italiana (68%), con figli (68%) e diploma di scuola media superiore (26%), occupata stabilmente. L’autore della violenza e dei maltrattamenti è un uomo di età compresa tra i 34 e i 53 anni (35%), italiano (65%), con livello di istruzione medio (scuola media superiore, 18%) e occupazione stabile (41%).
La Giunta regionale ha così proposto una programmazione triennale per prevenire e contrastare la violenza di genere. Questa proposta è stata trasmessa alla IV Commissione Sanità e Politiche sociali dell’Assemblea legislativa e al Consiglio delle autonomie locali (Cal). I loro pareri sono obbligatori per accedere alle risorse statali che il dipartimento Pari opportunità assegna sulla base delle scelte regionali.
«È la prima volta – afferma Manuela Bora, assessora alle Pari Opportunità – che la Regione Marche si dota, in questo settore, di un atto triennale per contenere un fenomeno drammatico e, purtroppo diffuso, che investe ancora il nostro tessuto sociale». La proposta prevede di accorpare le risorse biennali assegnate dallo Stato con quelle triennali della Regione. In questo modo viene reperita una disponibilità di 1,36 milioni di euro, superiore a quella degli interventi scorsi, da destinare alle attività di prevenzione e contrasto del fenomeno. «L’atto inviato al Consiglio e al Cal – spiega Bora – propone criteri e modalità di riparto al fine di un utilizzo integrato e, quindi, di un’ottimizzazione delle risorse statali e regionali disponibili, per una programmazione finanziaria più incisiva».
La proposta ha avuto il parere favorevole del Forum permanente delle Marche contro le molestie e la violenza di genere. Punta a garantire, nel triennio 2017/2019, la continuità dei servizi pubblici resi dalle strutture dedicate (i cinque Centri antiviolenza provinciali e le cinque Case rifugio), l’integrazione e il potenziamento delle azioni previste (formazione, inserimento lavorativo, disagio abitativo), la promozione e il consolidamento delle Reti territoriali antiviolenza. Beneficiari dei contribuiti sono i cinque comuni capofila degli Ambiti territoriali sociali (Ats).