«Partecipativa, giovane, sicura, rigenerata, verde, attiva, ospitale e orgogliosa». È la Macerata di Stefania Monteverde, candidata alle primarie del centrosinistra del prossimo 16 febbraio insieme agli sfidanti David Miliozzi, Luciano Pantanetti e Narciso Ricotta.
Ieri sera, nell’ex circolo Garibaldino, il vice sindaco ha presentato la sua candidatura sulla quale «ha riflettuto molto. In questi dieci anni ho conosciuto la Macerata di sopra e quella di sotto; due realtà diverse che hanno bisogno di parlarsi di più» ha spiegato.
A presentare il candidato, il consigliere comunale Lina Caraceni. «Vogliamo vincere la sfida che ci apprestiamo ad affrontare ridando ai cittadini che si sono sentiti ai margini della società quella fiducia perduta – ha esordito la portavoce del comitato promotore della candidatura della Monteverde ed esponente di “A sinistra per Macerata bene comune” -. Non stiamo partendo da zero, anzi faremo tesoro dell’esperienza di questi anni guardando al livello della città che è cambiato in meglio. La trasformazione e la credibilità di Macerata si devono al lavoro sul terreno culturale che Stefania ha portato avanti in questi anni e pensiamo che sia possibile dare il via a un’ulteriore svolta di qualità».
«Non essere alle primarie avrebbe significato tradire tutto ciò che era stato fatto – ha concluso la Caraceni -. Stefania ha animato Macerate e ha interpretato la politica che noi vogliamo, quella che vive sulla piazza. Lavoreremo per vincere questa competizione elettorale ‘contaminando’ e ‘contagiando’ i cittadini».
«Sono 56 le firme del comitato promotore che mi ha sostenuto; non ho un partito e non ho una struttura organizzativa – ha spiegato la Monteverde -. Mi candido per un percorso serio e democratico quale è quello delle primarie e soprattutto quello del centrosinistra che deve essere alleato nelle sue diverse sensibilità, facendo scegliere le persone».
Otto le linee di sviluppo del progetto civico dell’attuale vice sindaco di Macerata. «Comunità perché vogliamo lavorare sulla partecipazione e sullo stare insieme con i consigli di quartiere e con i giovani, creando dei tavoli permanenti con cittadini e con le reti di associazione. Poi una città giovane che sia in grado di occuparsi del futuro delle nuove generazioni. In un paese in cui le nascite sono sempre meno ricordiamo che lo scorso anno Macerata ha aperto un asilo nido comunale. Una città che sia sicura perché tutti dobbiamo vivere liberi dalle paure e dire basta ai luoghi di abbandono e degrado».
Una città che sappia anche ripensare gli spazi urbani. «Una Macerata rigenerata che possa far tornare a vivere dei luoghi importanti. Penso all’ex distretto sanitario in via dei Velini che potrebbe diventare una ludoteca, all’Auditorium San Paolo che è ancora chiuso o al vecchio ospedale che potrebbe magari diventare uno spazio di cura per ampliare i servizi per gli anziani. E poi il verde che rappresenta una mentalità perché la sostenibilità è la nostra unica chance. Non significa dimenticare le auto ma fare attenzione a chi cammina».
Una Macerata che sia poi «attiva e non dimentichi di investire in nuovi progetti o in start-up che diano lavoro ai giovani e siano in grado di offrire delle opportunità – ha continuato -. Una città che sia ospitale con i turisti e faccia crescere la sua ricettività e la qualità delle proposte. Gli studenti che sono qui rappresentano una risorsa e ricordiamo che scegliere di vivere a Macerata è una scelta di qualità. E poi ospitalità con chi scappa dalla guerra e dalla violenza e cerca un rifugio sicuro; respingiamo i sistemi di accoglienza fatti male ma dobbiamo essere in grado di costruire quelli inclusivi».
Infine una Macerata «orgogliosa. Dobbiamo avere fiducia in questa città troppo spesso descritta come morta e depressa. Ci dobbiamo candidare ad avere anche una rete internazionale sempre più fitta».
Lo scheletro di un «progetto condiviso e concreto in cui le donne rivestono un ruolo di rilievo perché occorre una sensibilità non femminile ma plurale. Ci candidiamo e ci candidiamo per vincere» ha concluso la Monteverde.
In conclusione, sui rapporti con la maggioranza, la Monteverde ha parlato di una «dialettica aspra delle volte che però è stata sempre in grado di trovare una sintesi. Abbiamo anche preso delle decisioni diverse ma sempre coesi con la capacità costante di guardare le cose con unità».