ANCONA – Sembrava fosse giunta al termine l’inchiesta madre sulla strage di Corinaldo invece la Procura ha bisogno di altri sei mesi per chiudere il cerchio sulle responsabilità. Chiesta una nuova proroga per le vittime della Lanterna Azzurra, la discoteca di Corinaldo che la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 si portò via la vita di cinque minorenni e una mamma di 39 anni. Tutti morti per la calca generata dalla fuga dal locale dopo che era stato spruzzato peperoncino come diversivo per rubare collanine d’oro.
L’inchiesta si divise in due fascicoli, uno sulla banda dello spray per la quale è già stato chiesto il giudizio immediato e sono in corso gli abbreviati, e uno relativo alla parte più amministrativa, fatta di permessi e licenze concesse al locale per fare pubblico spettacolo. Su questo il pm Paolo Gubinelli ha chiesto al gip Carlo Masini ancora tempo.
La richiesta è stata fatta dal sostituto procuratore i primi di marzo e notificata ai 17 indagati in questi giorni. I tempi sarebbero scaduti il 15 aprile scorso.
Nelle motivazioni il pm scrive che «le indagini, nonostante tempestivamente avviate, non possono essere ancora concluse data la loro complessità insita anche nella necessità di sviluppare gli spunti investigativi offerti dalle relazioni tecniche predisposte dai consulenti tecnici».
Mano alle perizie quindi, anche quelle fatte dai consulenti degli indagati. Tra i 17, ancora tutti a piede libero, ci sono i proprietari dell’immobile, i gestori della discoteca attraverso la Magic Srl, un dj, un addetto alla sicurezza, la commissione comunale di vigilanza di Corinaldo presieduta dal sindaco Matteo Principi e due ingegneri.
I reati vanno dalla cooperazione in omicidio colposo plurimo e lesioni anche gravi, a carico di 197 persone (tutte quelle rimaste ferite in discoteca), a disastro colposo aggravato. Per i membri della commissione e il sindaco c’è anche l’ipotesi di falso ideologico in atto pubblico. Ad ottobre la Procura aveva già chiesto un’altra proroga di sei mesi.