FABRIANO – Il Tar Marche boccia anche nel merito il ricorso del comune di Fabriano che si oppone alla chiusura del Punto nascita dell’ospedale Engles Profili non attivo dal febbraio scorso. Probabilmente ci si appellerà al Consiglio di Stato anche perché nella sentenza ci sono alcune paradossali incongruenze, a detta del primo cittadino fabrianese, Gabriele Santarelli.
Una doccia gelata, l’ennesima, per un territorio fortemente martoriato dalla crisi economica e occupazionale e, da anni, in debito per la presenza di servizi. I giudici amministrativi del Tar Marche hanno sposato la tesi di Golia contro Davide, vale a dire del ministero della Salute in tandem con la Regione, contro il comune di Fabriano.
Nelle Marche non sembra proprio essere una novità, considerando anche le decisioni dei giudici ordinari, in particolari della sezione Lavoro, che sempre più spesso rigettano le istanze dei lavoratori in favore delle aziende, grandi. Ma tant’è. Ma ciò che è più irricevibile per il sindaco di Fabriano è che sovente sembra che non vengano neppure lette bene le carte dei “Davide”, viste e considerate le clamorose motivazioni poste alla base della decisione.
«Il Tar, nonostante il tempo che ha impiegato per la sentenza, non ha colto la gravità della situazione. Altrimenti, non si spiega come possano i giudici aver motivato la propria decisione con alcuni passaggi molto singolari», attacca Santarelli.
«Due in particolare mi hanno colpito e fanno riflettere: il primo è quando, parlando dei tempi di percorrenza verso gli altri ospedali, affermano che valgono i dati inviati dalla Regione e che le altre considerazioni sono soggettive. Il secondo è quando affermano che comunque in caso di emergenza il pronto soccorso interviene come per gli altri casi anche alla luce della presenza del servizio Ginecologia e Ostetricia». Peccato, però, che per questa seconda certezza dei giudici tocca oggettivamente rilevare che è dal febbraio scorso che all’ospedale di Fabriano è attivo solo il servizio di Ginecologia e non di Ostetricia.
Il sindaco è un fiume in piena e se la prende anche con l’Asur «che con un atto unilaterale ha smentito una delibera della giunta regionale dove si diceva chiaramente che il Punto nascita doveva rimanere aperto e il Tar, con questa decisione, ha avallato questa procedura che continuo a ritenere del tutto illegittima e mi risulta difficile capire come possa essere stata considerata corretta dai giudici. Nei prossimi giorni studieremo la sentenza e decideremo come proseguire».
Riguardo, poi, ai tempi di percorrenza con le attuali condizioni della SS. 76, se si potesse fare, si potrebbero invitare i giudici che hanno deciso di bocciare il ricorso del comune di Fabriano, a percorrere la strada per una settimana a orari diversi e verificare se, non si alzi troppo l’asticella, ma almeno tre volte in svariate prove si impiega il medesimo tempo per raggiungere l’ospedale di Jesi, a esempio. Così, giusto per capire sul campo le difficoltà che possono avere i privati e gli stessi mezzi ospedalieri, ambulanze in primis.
E invece no. Vige la schiacciante legge dei numeri. Al Profili «è stato registrato – si legge nella sentenza – negli anni 2014 e 2015, un trend delle nascite che si colloca ben al di sotto dei 500 parti annui, sicché la chiusura del Punto nascita era obbligatoria, oltre che prevedibile, sulla base degli indirizzi statali e regionali. Va evidenziato, a ulteriore conferma della bontà della scelta che l’ospedale non è dotato del servizio di guardia pediatrica/neonatologica h24, né garantisce la presenza h24 dell’equipe per l’urgenza di sala operatoria. Le eventuali difficoltà collegate agli elevati tempi di percorrenza ovvero alle peculiari caratteristiche geografiche, infrastrutturali e climatiche del territorio interessato – si legge – non sono idonee a escludere la soppressione». Punto, forse definitivo sulla questione. Sempre che non esista il famigerato “Giudice a Berlino”, nel caso specifico al Consiglio di Stato dove il comune di Fabriano dovrebbe appellarsi.