Oggi non conosce distinzioni di sesso, etnia, cultura, età, estrazione sociale: tutti, in ogni parte del mondo, ne abbiamo una (o almeno questa è la speranza). La mascherina è entrata a far parte della nostra vita da alcuni mesi e probabilmente ci rimarrà ancora per molto tempo. La chirurgica, l’Ffp2, l’Ffp3, quelle senza valvola, in tessuto o il semplice fazzoletto; oggi tutti noi ne indossiamo una per proteggerci dal coronavirus, un nemico invisibile che non vediamo ma che sappiamo essere tra di noi.
Tante aziende hanno deciso di reinventarsi per produrne di nuove e per far fronte a una carenza che oggi sembra essere sempre più rischiosa per la popolazione. E poi c’è il prezzo, quello minimo di 50 centesimi fino a cifre che potremmo definire assurde, frutto di un mercato spietato che non guarda in faccia nessuno, quasi peggio del virus dal quale tutti noi abbiamo diritto a proteggerci.
La prima comparsa di una mascherina risale al 1897, a Parigi, quando il chirurgo francese Paul Berger la indossò, per la prima volta, per una operazione chirurgica. All’epoca era un semplice fazzoletto a più strati che si metteva davanti alla bocca per diminuire il rischio di infezione tra medico e paziente ma che non era in grado di filtrare l’aria. Nello stesso anno un chirurgo austriaco, Johann von Mikulicz Radecki, parlò per la prima volta di una mascherina come di una tecnica antisettica.
Fino alla fine dell’Ottocento però si pensava che l’infezione potesse diffondersi non tramite le goccioline di naso e bocca che, effettivamente, “trasportano” i batteri, ma solo attraverso l’aria. Nel 1910, stando alla storia comune sul dispositivo, in Manciuria scoppiò un’epidemia di peste che uccideva, in pochissimo tempo, tutti quelli che venivano infettati. Fu in quell’occasione che il medico Lien-teh We eseguì un’autopsia su una delle vittime e scoprì che la peste veniva trasmessa attraverso le goccioline emesse nell’aria dalle persone e decise di inventare una mascherina a più strati, ispirandosi a modelli occidentali, in grado di filtrare appunto l’aria. Ci vollero comunque molti anni per perfezionare il dispositivo e la mascherina che oggi tutti utilizziamo è stata approvata ufficialmente nel maggio del 1972.
«L’importanza della mascherina oggi è fondamentale per proteggere sé stessi e gli altri – spiega il primario di Malattie Infettive dell’ospedale di Macerata, il dottor Alessandro Chiodera -. In merito alla trasmissione del Covid ci sono varie linee di pensiero ma siamo sempre stati convinti, come professionisti, che il virus sia trasmissibile attraverso le goccioline, gli starnuti, la tosse; non si è invece ancora certi che sia trasmissibile attraverso l’aria. L’importanza, oggi, di indossare la mascherina sta nel fatto che dobbiamo eliminare le goccioline e filtrare comunque l’aria che arriva dai nostri polmoni e quindi la popolazione, indossando la chirurgica, adempie a questo compito ed è bene portarla sempre in tasca. Dobbiamo proteggere noi stessi e gli altri e il dispositivo chirurgico in questo fa la sua parte: le Ffp2 invece sono destinate agli operatori sanitari che sono in prima linea per combattere il virus».