FILOTTRANO – Il mondo si stava chiudendo per proteggersi dal Covid nel marzo dell’anno scorso. Lorenzo Olivieri, filottranese d’origine, esploratore italiano che vive in Perù per sei mesi all’anno, dove guida gruppi di persone in viaggi spirituali con la compagnia Chakruna, dopo un ritiro spirituale in una remota spiaggia di Panama, rimane bloccato per tre mesi in quarantena nella giungla. Quell’esperienza fuori dall’ordinario Olivieri ci ha scritto un libro, “La mia quarantena nella giungla”.
Con il passare dei mesi è nato un “movimento” attorno al significato di quell’esperienza, tanto che il 23 ottobre sarà lanciato dal vivo al San Marino green festival e anche online (nel portale Produzioni dal basso), il crowdfunding per la realizzazione dell’atteso libro sul giro degli ecovillaggi d’Italia.
L’intervista a Lorenzo
«L’iniziativa è partita a giugno dell’anno scorso da un’idea mia e di Jacopo Tabanelli, fondatori della Compagnia di viaggi mistici “Chakruna way of living”, per scoprire e comunicare al grande pubblico le migliori pratiche di vita all’interno degli ecovillaggi italiani – dice Olivieri -. Questo progetto nasce dalle nostre esperienze, e specialmente dopo il mio ritorno dalla quarantena in ecovillaggio a Panama e la pubblicazione del libro. In un anno sono stati visitati oltre 40 ecovillaggi in tutto il territorio nazionale italiano grazie a circa 70 persone riunite in piccoli gruppi ed ora avrà inizio la seconda fase, la realizzazione del nuovo libro su questo tema. La casa editrice Chakruna publishing da oltre un anno si sta occupando di riunire i principali esploratori volontari, i pionieri e i massimi esperti degli ecovillaggi italiani, che hanno deciso di condividere la propria esperienza decennale di vita comunitaria nella natura. I modelli di cooperazione e le migliori pratiche che i villaggi sperimentano e propongono hanno ispirato gli obiettivi 2030 di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e sono possibili soluzioni ai problemi dell’essere umano. Questo libro sta nascendo con la missione di condividere e facilitare la nascita di una nuova vita, più sostenibile».
L’esploratore che si perde e ritrova se stesso e le sue radici in una terra lontano da casa è un archetipo che torna continuamente in film e romanzi. A Olivieri è accaduto. Si trovava in un villaggio che nelle lingua indigena prende il nome di “Sacro villaggio”: «Mi guardavano intorno e vedevo solo verde, ma non il nostro della campagna, animali (che mi trovavo anche nel letto), rumori. Dormivamo nelle palafitte, non c’erano le mura. Ci siamo sentiti in paradiso e allo stesso tempo preoccupati per cosa stesse succedendo nel mondo. Un giorno sì e uno no Internet funzionava e ci aggiornavamo. La giornata tipo era strutturata così: sveglia all’alba, gli animali fanno un rumore assordante. Poi yoga, meditazione, lettura. Davamo una mano nella cucina e facevamo colazione insieme e ci confrontavamo a seconda di quello che stava succedendo nei rispettivi Paesi. Ci insegnavamo le lingue a vicenda condividendo conoscenze».