ANCONA – “Ferire una donna è oltraggiare Dio”. Si apre con l’invocazione di Papa Francesco l’edizione 2022 della campagna di sensibilizzazione contro i femminicidi “Questo non è amore” della Polizia di Stato.
Una preghiera, ma anche un pensiero: la violenza sulle donne è in crescita. I delitti con vittime le donne anche.
Spesso a bloccare le donne dal denunciare è la paura. Paura che denunciare non serva. Anche quest’anno la direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato promuove la campagna “Questo non è amore”, pronta ad accogliere il grido d’aiuto delle donne vittime di violenza. «Purtroppo i numeri continuano ad aumentare – spiega ancora la dottoressa Marina Pepe, vice Questore e direttrice della Divisione Anticrimine della Questura di Ancona – solo su Ancona abbiamo avuto da gennaio a oggi 21 ammonimenti del Questore per violenza domestica e stalking; le denunce per maltrattamenti sono 47; le denunce per lesioni sono una ventina. Mentre vi era stato un sostanziale decremento nel 2019, dalla pandemia in poi abbiamo un innalzamento della soglia dell’attenzione, per la convivenza forzata e le difficoltà economiche, c’è stata una recrudescenza del fenomeno».
Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2022 sono stati notificati 21 ammonimenti del Questore di Ancona Cesare Capocasa. «Le misure di prevenzione sono lo strumento deterrente principale perché possiamo colpire le condotte che siano atti persecutori, violenza domestica, maltrattamenti, in una fase antecedente – aggiunge la dottoressa Pepe – il senso dell’ammonimento del Questore è richiamare il soggetto, che può essere l’autore degli atti persecutori e delle violenze domestiche e maltrattamenti a cessare immediatamente queste condotte. Dal dato statistico a livello nazionale, su 7500 soggetti ammoniti a livello nazionale un solo soggetto ha posto in essere una condotta letale come il femminicidio.
La Polizia di Stato si sta muovendo ora su due principali direttrici: le misure di prevenzione e il protocollo Zeus che la Questura di Ancona firmerà a breve (il 29 novembre) e consente agli uomini maltrattanti o che hanno posto in essere condotte persecutorie di iniziare un percorso di recupero, su base volontaria ed è fondamentale per evitare le recidive». All’interno della Questura di Ancona – e da giovedì anche al Commissariato di Jesi – è stata ricavata una stanza particolare. Una stanza tutta per sé. «È una stanza che fa parte di un protocollo tra Soroptimist e il Dipartimento per la pubblica sicurezza – continua la dottoressa Pepe – una stanza dove le donne possono venire negli uffici di pubblica sicurezza con la consapevolezza e la certezza di essere accolte. Un posto dedicato alle vittime vulnerabili per cercare una soluzione insieme per uscire da questi circuiti di maltrattamenti e violenze». Nonostante le campagne di sensibilizzazione e le informazioni su come riconoscere i segnali di una relazione malata, molte donne non denunciano. «La violenza domestica si annida in relazioni affettive – spiega – è difficile per le donne dover superare la consapevolezza di aver sbagliato magari nella scelta della persona a cui si è legati sentimentalmente e superare le convenzioni sociali («è il padre dei miei figli», «come farò dopo?», «sarò giudicata…») ma le donne devono comprendere che questo non intacca la loro integrità come persone. Non bisogna accettare neanche uno solo schiaffo».