ANCONA – Avrebbero avuto rapporti sessuali con lei, approfittando di un deficit psicologico mentale che non la rendeva pienamente consapevole di quello che faceva. Quattro dipendenti Conerobus a processo per violenza sessuale nei confronti di una donna di 55 anni, disabile. Sono stati rinviati a giudizio oggi, dal gup Paola Moscaroli, insieme ad una coppia, un uomo e una donna uniti da una relazione sentimentale, accusata di circonvenzione di incapace nei confronti della stessa presunta vittima e quindi nello stesso procedimento. La vicenda è esplosa partendo proprio dalle accuse contro la coppia che, conoscendo la 55enne ed essendo legata a lei da una amicizia, l’avrebbero spinta a dare loro del denaro. Cifre fino a 900 euro. A scoprire che qualcosa non andava sono stati gli assistenti sociali che seguivano la 55enne per un inserimento lavorativo. Si sarebbero accorti del denaro che veniva dato alla coppia. Il resto lo avrebbero scoperto tramite il cellulare della donna dove c’era stato uno scambio di messaggi. Leggendo le varie chat sarebbero stati trovati anche messaggi che alludevano ad incontri sessuali tra la presunta vittima e degli uomini. È stato a questo punto che gli assistenti sociali hanno denunciato tutto alla polizia. Avviate le indagini inizialmente le persone coinvolte erano superiori a dieci, anche al di fuori di Conerobus. Con la chiusura delle indagini però il numero è sceso a sei, i quattro dipendenti dell’azienda di trasporto pubblico, ai quali è contestata la violenza sessuale, e la coppia di fidanzati accusata di circonvenzione di incapace.
I fatti sono relativi ad un periodo che va dal 2012 al 2013 e sarebbero accaduti nel capoluogo dorico. Gli imputati sono anche di fuori Ancona. La donna, di bella presenza, avrebbe conosciuto i dipendenti Conerobus proprio a bordo degli autobus che utilizzava per raggiungere il luogo di lavoro, tutti i giorni. Con loro avrebbe stretto un’amicizia poi andata oltre. I dipendenti, uomini con famiglia, l’avrebbero incontrata al di fuori della corsa sul bus e al di fuori di aree pertinenti al servizio svolto. Con lei avrebbero avuto rapporti sessuali. La condizione di disabilità della presunta vittima ha fatto scattare il reato di violenza sessuale perché la 55enne non sarebbe stata in grado di essere pienamente consapevole di quello che faceva. Tutti gli imputati respingono le accuse. La presunta vittima non ha sporto querela e in fase di indagini preliminari non sarebbe nemmeno stata sentita. Alla donna è stato nominato solo pochi mesi fa un amministratore di sostegno, un suo familiare, che si è costituito parte civile tramite l’avvocato Francesca Petruzzo.
Il processo, per tutti gli imputati che non hanno chiesto riti alternativi in fase di udienza preliminare, si aprirà il prossimo 5 dicembre. Sgomento sulla vicenda il presidente di Conerobus. «Non sapevamo nulla – commenta Muzio Papaveri – ho interessato subito gli organi interni e l’ufficio legale per appurare se all’epoca eravamo stati informati, se sapevamo di una indagine. Stiamo cercando di capire anche se è personale ancora in servizio o andato in pensione. La notizia ci ha profondamente colpiti. Non appena riusciremo ad avere un quadro più chiaro della situazione, valuteremo come intervenire adottando gli opportuni provvedimenti».
Dice la sua anche la Rsu aziendale: «Le responsabilità o le colpe dovranno essere accertate dagli organi preposti, sui quali abbiamo la massima fiducia – specifica la rappresentanza sindacale unitaria dell’azienda -. Teniamo inoltre a precisare che a fronte di fatti che se dovessero trovare conferma dagli esiti processuali sarebbero gravissimi, l’azienda Conerobus è costituita da 460 dipendenti che svolgono con dedizione e serietà, per 365 giorni l’anno, il proprio lavoro a beneficio degli utenti che usufruiscono del nostro servizio».