FABRIANO – Una Regione, le Marche, ancora vivace a livello imprenditoriale, anche nelle zone colpite dal sisma. Questo uno degli aspetti che emerge dal quinto Rapporto sull’imprenditorialità nelle Marche approntato dalla Fondazione Aristide Merloni di Fabriano e che sarà presentato ufficialmente il prossimo 4 ottobre alle 16:30 al Palazzo del Podestà.
«Sono molti i settori economici che possono contribuire al rilancio delle Marche dove vi è stato, al pari dell’Italia, un calo della propensione imprenditoriale, benchè si registri una sostanziale tenuta. Ma prima di parlare di aziende, occorre che si punti l’attenzione sul ruolo dell’imprenditore. Senza di essi, infatti, cade il presupposto di tutto: è quindi fondamentale la loro presenza sul territorio. Noi siamo ancora la Regione d’Italia dove si registra la quota manifatturiera più alta. La vera domanda da porsi è: come sostenere la nuova imprenditorialità? Ecco, ci sono gli incentivi, ma credo che manchi il sostegno durante la crescita, manca l’assistenza e su questo occorre lavorare, magari anche cercando di puntare maggiormente sullo sviluppo di una mentalità scientifica», ha evidenziato il presidente della Fondazione, Francesco Merloni.
«La Fondazione agisce sempre come sostegno. A dimostrazione di ciò ci sono due start-up che abbiamo visto nascere, crescere ed affermarsi. Si tratta della Civitanavi System, che ha dato vita a giroscopi che possono essere utilizzati anche nel sottosuolo e che occupa circa 50 ingegneri. Poi, la HP Composites, attiva nel ramo della lavorazione delle fibre di carbonico, che occupa circa 600 persone. Due esempi virtuosi che testimoniano ancora come nelle Marche ci sia lo spirito del voler fare e che deve essere incentivato in tutti i modi», ha concluso.
È Donato Iacobucci del Centro per l’innovazione e l’imprenditorialità, a dare qualche cenno sui dati contenuti nel Report. «Personalmente, mi ha molto sorpreso il dato emerso sulla vivacità imprenditoriale delle aree colpite nel sisma. Tutti noi ci attendevano un calo marcato nel 2017 e 2018, invece così non è stato. Dobbiamo ripartire da qui, da questo segno positivo di reazione. E da quei settori come la manifattura che, nonostante incida per circa il 20% sul Pil regionale, rappresenta il 90% dell’export regionale e l’80% nella ricerca e sviluppo. Un settore tradizionale al quale sono legate le aree servizi alle imprese, in larga parte le nuove start-up a livello regionale. Gli ultimi due aspetti da evidenziare riguardano l’imprenditoria femminile con il solco che rischia di aggravarsi perché parte, spesso e volentieri, dai processi formativi universitari con pochissima presenza di donne in area scientifica. E, per le aree interne in particolare quelle terremotate, fare il possibile perché si sviluppino nuove start-up oggi focalizzate nelle Marche più nelle aree urbane e costiere. Magari, come accaduto con Save The Apps, puntando sui prodotti del luogo, sui settori presenti quali l’agricoltura, il commercio e la cultura».
A concludere, Gian Mario Spacca, vicepresidente della Fondazione Aristide Merloni di Fabriano. «Le Marche pagano un gap nel campo delle nuove tecnologie molto importante. Le infrastrutture digitali sono vitali per l’imprenditoria e si è visto che dove sono al passo con i tempi le prime, la vivacità imprenditoriale migliora sensibilmente. Oggi, forse, manca lo stato di necessità che si è registrato nell’immediato Dopoguerra e, quindi, c’è benessere che per certi versi sopisce lo spirito. Nelle aree terremotate questo dato, invece, non c’è. Nel senso che si nota una voglia di reazione che rappresenta una leva sulla quale ripartire, puntando su specifici settori. Quindi, incentivi vanno bene, ma devono essere accompagnati da un sostegno delle start-up che possa andare oltre la loro nascita».