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Redditi dichiarati, le Marche al di sotto della media nazionale

A fornire i dati è la Cgil. Preoccupa il divario con le altre regioni, soprattutto con quelle del centro Italia. Confermata una condizione di debolezza del sistema economico e produttivo», sostiene il sindacato

ANCONA – Ammontano a 21,5 miliardi i redditi complessivamente dichiarati nel 2017 da 1,1 milioni di contribuenti marchigiani, con un valore medio di 19.654 euro. E’ quanto risulta dai dati resi noti dal MEF relativi alle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche per l’anno d’imposta 2016, ed elaborati dall’IRES CGIL Marche.

I redditi dichiarati dai marchigiani risultano inferiori sia alla media nazionale (20.960 euro) che alla media delle regioni del Centro (21.809 euro). Nella graduatoria delle regioni italiane, le Marche si collocano al 12° posto dopo Toscana e Umbria, ultima delle regioni del Centro. La regione con il reddito medio più alto è la Lombardia, con 24.765 euro, mentre  quella con il reddito più basso è la Calabria, con 14.950 euro.

Il 44,4% dei contribuenti marchigiani dichiara un reddito inferiore a 15.000 euro, percentuale superiore sia alla media nazionale (43,9%) che a quella delle altre regioni del Centro (42,7%), mentre coloro che dichiarano redditi superiori a 120.000 euro rappresentano lo 0,5% (0,7% a livello nazionale e 0,8% nelle regioni del Centro).

Nella fascia fino a 26.000 euro di reddito dichiarato si collocano il 78,2% dei contribuenti marchigiani che dichiarano il 51,9% del reddito complessivo, mentre l’1,7% nella fascia di reddito superiore a 75.000 dichiara il 10,8% del reddito complessivo.

In tutte le province marchiane, i redditi medi sono inferiori alla media delle regioni del Centro e, fatta eccezione per Ancona, anche alla media nazionale. Infatti, il reddito medio più alto si registra ad Ancona, con 20.996 euro, seguito da Pesaro-Urbino con 19.729 euro, Macerata con 18.974 euro, Ascoli Piceno con 18.366 euro; a Fermo, si registra il valore più basso con 18.217 euro.

Particolarmente interessante risulta il dato delle diverse tipologie di reddito. In particolare, il reddito medio da lavoro dipendente ammonta a 19.159 euro, anche in questo caso molto al di sotto della media nazionale (20.680 euro) e soprattutto di quella delle altre regioni del Centro (21.114 euro) e in tutte le province marchigiane i redditi da lavoro dipendente sono inferiori a quello medio nazionale e a quello del Centro Italia; si passa da 20.308 euro di Ancona ai 17.661 euro di Fermo.

Il reddito medio da lavoro autonomo ammonta a 39.229 euro, le spettanze dichiarate dagli imprenditori (solo i titolari di ditte individuali) sono di 21.174 euro annui, i redditi da partecipazione ammontano a 15.588 euro, mentre per i fabbricati vengono dichiarati mediamente 1.162 euro.

Significativo anche il dato del reddito medio da pensione: 15.854 euro, a fronte di valori medi nazionali e delle altre regioni del Centro rispettivamente di 17.174 e 18.2014 euro. Nella graduatoria delle regioni italiane, le Marche si collocano al 13° posto per redditi da pensione, tra i valori della Sardegna e quelli della Campania.

Secondo Daniela Barbaresi, segretaria generale della CGIL Marche, «i dati sui redditi confermano una condizione di debolezza del sistema economico e produttivo marchigiano e un preoccupante divario rispetto alla altre regioni del Paese. Il prezzo di tale condizione viene pagato soprattutto dai lavoratori dipendenti in termini di diseguaglianze. Non a caso, da tempo la Cgil sostiene che, oltre a un problema precarietà e qualità del lavoro, c’è una questione salariale da affrontare con urgenza. Peraltro, basse retribuzioni determinano bassi consumi, una domanda interna stagnante e una ripresa debole e incerta».

E ancora: «Anziché discutere di flat tax, destinata a ridurre il peso fiscale sui redditi più alti,  occorrerebbe prevedere un intervento di riduzione fiscale sui salari a partire da quelli più bassi  e prevedere la fiscalizzazione degli aumenti derivanti dai rinnovi dei Contratti nazionali di lavoro, a vantaggio dell’intera platea dei lavoratori. Al tempo stesso, occorre garantire le risorse necessarie al welfare pubblico e ai diritti di cittadinanza: scuola, sanità, diritti sociali, infrastrutture».