SASSOFERRATO – I rifiuti abbandonati a Sassoferrato, la denuncia via Fecebook da parte di cittadini e il pronto avvio delle indagini. Oggi, gli ulteriori sviluppi con l’identificazione dei responsabili, tre denunce.
I Carabinieri Forestali della stazione di Sassoferrato, coadiuvati dalle stazioni di Fabriano, Arcevia e Pergola, dopo complesse indagini, durate oltre un mese, sono riusciti a individuare i presunti responsabili dell’abbandono di rifiuti rilevato lo scorso 20 settembre in un bosco vicino alla frazione Rotondo a Sassoferrato (leggi l’articolo).
L’enorme cumulo di rifiuti di circa 10 metri cubi, contenente materiale edile, compresi flaconi di sostanze chimiche tossiche, era stato abbandonato con un camion provvisto di cassone ribaltabile sul tracciato del noto sentiero conosciuto come il “doglio bike park”, un percorso caro a tutti i mountain bikers marchigiani, che si snoda tra foreste e praterie incontaminate sul Monte Rotondo, tra le frazioni di Rotondo e Doglio a Sassoferrato.
Appostamenti, ricerche documentali, testimonianze e controllo meticoloso dei rifiuti, hanno permesso l’individuazione del presunto responsabile: un giovane imprenditore di Pergola e due suoi operai. Quest’ultimi, con la loro azienda, avrebbero occupato di recente un capannone industriale e per ripulirlo avrebbero gettato tutto ciò che conteneva nei boschi e nelle campagne tra Pergola e Sassoferrato con i camion della ditta. E non sarebbe stata la prima volta. Infatti, ai tre è attribuito anche un altro abbandono di rifiuti, del tutto simili a quelli trovati a Rotondo, che copre una superficie di diverse decine di metri quadri nelle splendide campagne in località Sterleto al confine tra Pergola, Arcevia e Sassoferrato, per cui è stato aperto un analogo fascicolo presso la Procura di Pesaro.
I Forestali, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica di Ancona, hanno denunciato i tre in concorso per abbandono di rifiuti speciali pericolosi, hanno sequestrato i due autocarri della ditta con cui si ritiene abbiano effettuato gli abbandoni per evitare che possano reiterare il tutto.
Ora l’imprenditore e i suoi due operai rischiano una pena fino a due anni di arresto e l’ammenda fino a 26.000 euro, oltre alla confisca dei camion sequestrati e dovranno procedere a bonificare le aree compromesse. I Forestali hanno inoltre posto al vaglio dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente l’eventuale inquinamento provocato dagli agenti chimici presenti tra i rifiuti per valutare l’eventuale inquinamento del suolo e dell’ecosistema che comporterebbe pene ben più gravi.