Ancona-Osimo

Rigopiano, 25 assoluzioni e 5 condanne. I famigliari contestano. La mamma di una vittima: «Ogni assoluzione una pugnalata al cuore»

In Tribunale al momento della lettura della sentenza i famigliari delle vittime hanno protestato e contestato la decisione del giudice. A processo c'erano 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici

In Tribunale a Pescara la sentenza di primo grado del processo per il disastro di Rigopiano (foto Gunther Pariboni)

ANCONA – Venticinque assoluzioni e cinque condanne. È la sentenza di primo grado sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola arrivata oggi in Tribunale a Pescara a sei anni dalla tragedia. Era il 18 gennaio del 2017 quando l’hotel venne travolto da una valanga che causò 29 morti.

In Tribunale al momento della lettura della sentenza i famigliari delle vittime hanno protestato e contestato la decisione del giudice. A processo c’erano 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, i quali erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.

Le cinque condanne per il disastro di Rigopiano riguardano il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara (tre anni e quattro mesi di reclusione ciascuno), il sindaco di Farindola (due anni e otto mesi di reclusione), accusati tutti e tre di omicidio plurimo colposo e lesioni multiple colpose; il gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società “Gran Sasso Resort & SPA” e il redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell’hotel, Giuseppe Gatto (sei mesi di reclusione ciascuno), accusati di falso.

Le contestazioni in Tribunale a Pescara (foto di Gunther Pariboni)

Assolti invece l’ex prefetto di Pescara, l’ex presidente della Provincia di Pescara, il tecnico comunale di Farindola, 4 dirigenti della Regione Abruzzo, due ex sindaci di Farindola, un dirigente regionale, un responsabile dell’ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo, un consulente incaricato per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni, un tecnico geologo, il comandante della Polizia Provinciale di Pescara, un tecnico, un capo di gabinetto della Prefettura di Pescara, una dirigente della Prefettura, un imprenditore, un dirigente del Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2010 al 2013, la Società Gran Sasso Resort & Spa srl, i vice prefetti. Assolti anche tre dirigenti della Prefettura accusati di depistaggio per l’occultamento del brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara.

«Sono indignata e affranta dal dolore» dichiara la signora Loredana, mamma di Dino Di Michelangelo, una delle 29 vittime del disastro. Di Michelangelo, poliziotto in servizio ad Osimo ha perso la vita sotto macerie e neve insieme alla moglie, mentre il figlioletto si era miracolosamente salvato. La mamma di Di Michelangelo come gli altri famigliari ha urlato in Aula dopo la lettura della sentenza: «Ogni volta che è stata pronunciata la parola assoluzione – dice – per me è stata una pugnalata al cuore».

I volti delle vittime davanti all’ingresso del Tribunale di Pescara (foto di Gunther Pariboni)

«In uno stato di diritto questo non dovrebbe accadere – aggiunge Alessandro Di Michelangelo, fratello di Dino e anche lui poliziotto – nessuno si è preso la responsabilità dell’accaduto. Limitare le condanne ai soli vertici tecnici, lasciando fuori tutti gli altri non rende giustizia. Inoltre, i condannati hanno avuto pene non superiori ai due anni».

«Sono dispiaciuto per mio padre che non c’è più – prosegue – che si è ammalato per questa vicenda e alla fine si è lasciato andare. Noi però andremo avanti, con determinazione». Di Michelangelo afferma di essere rimasto «colpito dalle lacrime della procuratrice» alla lettura della sentenza.

Cosa dirà a suo nipote? «Aspetterò che mi chieda spiegazioni lui, ma quando lo farà lo rassicurerò sul fatto che anche se oggi ci hanno fatto un goal loro, ci saranno un secondo tempo e anche i supplementari, la partita non è ancora finita».

In Tribunale a Pescara (foto di Gunther Pariboni)