JESI – Sono otto le imprese in corsa per l’appalto di piazza Pergolesi. A renderlo noto è la commissione municipale di gara. L’affidamento provvisorio dei lavori è atteso fra qualche settimana, dopo aver analizzato le offerte pervenute.
Il progetto prevede lo smantellamento del giardinetto e la “dilatazione” dello spazio pubblico adiacente a Corso Matteotti. Attorno all’edificio di San Nicolò, si legge nella documentazione tecnica, sarà sostituita la pavimentazione al fine di valorizzarlo, «così da creare una piazza fruibile attorno ad esso, senza ostacoli e con un maggior numero di punti di vista, mentre il lato perpendicolare al Corso sarà occupato da una nuova edicola per la vendita dei giornali che, strategicamente allontanata, permetterà ancora una volta un utilizzo più ampio dello spazio». Prevista inoltre la rimozione dell’asfalto, delle aiuole e delle specie arboree esistenti non autoctone, e la piantumazione di nuove specie ad alto fusto che fungano da filtro verso l’area carrabile retrostante, si specifica sempre nel progetto. Si provvederà quindi a rimuovere i cipressi (dell’Arizona) e ad arretrare, oltre all’edicola, il Monumento a G.B.Pergolesi. Un aspetto, questo, che sta scatenando svariate polemiche.
“Nessuno tocchi Pergolesi”: è questo il nome del comitato di cittadini che si sta battendo per mantenere l’attuale collocazione della statua dedicata al compositore jesino. È stata addirittura lanciata l’idea di un referendum popolare al fine di coinvolgere direttamente la cittadinanza sul tema (il via libera deve essere dato dal Comune). «L’apparente apertura del sindaco Bacci al referendum proposto dal comitato spontaneo non ha senso e non avrà alcun effetto se non si blocca l’iter dell’appalto – è il commento di Francesco Rossetti, consigliere comunale del Pd -. Appellarsi ai necessari “tempi tecnici” per modificare il regolamento comunale è soltanto un alibi: ci sono stati 4 anni di tempo per sostituire la figura del difensore civico e Bacci si riduce a farlo adesso, pressato dalla richiesta di referendum. Evidentemente tra le priorità del sindaco non c’era quella di dare la possibilità di esprimersi alla cittadinanza. Il referendum è uno strumento partecipativo. Inutile riempirsi la bocca con la parola partecipazione se poi non si dà seguito a quanto promesso. E tristemente, anche questa volta Bacci tenta di scaricare sulle “precedenti amministrazioni” la responsabilità delle sue scelte. Va ricordato a Bacci che la “precedente amministrazione”, che nel 2005 aveva proposto il rifacimento di piazza Pergolesi, ha approvato solo un progetto preliminare frutto di un concorso di idee. Il progetto definitivo ed il progetto esecutivo sono del 2013, scelta autonoma ed esclusivamente ascrivibile a Bacci ed alla sua maggioranza. Viceversa, quando ha voluto, il sindaco ha modificato o cambiato addirittura in lavori in corso i progetti della precedente amministrazione. Basti pensare all’ascensore di via Castelfidardo».
Rossetti sottolinea di «non essere contrario a priori ad un restyling di piazza Pergolesi, ma l’arretramento del monumento dedicato al grande compositore presenta molti rischi: come evidenziato da esperti locali e nazionali, si va dal concreto rischio di danneggiamento dell’opera, allo snaturare l’immagine di uno dei punti più caratteristici della città e più caro agli jesini».
Il sindaco Massimo Bacci, dal canto suo, ha chiarito di aver ereditato un progetto della vecchia Amministrazione, «con un iter amministrativo vincolante – nelle scelte progettuali e nei progettisti – sia dal concorso di idee partito addirittura nel 2005, sia dall’inserimento del progetto preliminare nel Piano denominato Piperru nel 2010 poi finanziato dalla Regione». Tornare indietro rispetto a quelle scelte, afferma ancora Bacci, «avrebbe una ricaduta economica pesante sulla città, con l’impossibilità di riqualificare l’intero Corso Matteotti e le Piazze che vi si affacciano. Su questo progetto, che abbiamo condiviso con la città ottenendo generali consensi, ci siamo impegnati a trovare quelle risorse che erano state sì promesse, ma non ancora assegnate. E che, ripeto per l’ennesima volta, non possono essere in alcun modo destinate ad altri interventi».