ANCONA – L’auto dei Santoleri utilizzata per trasportare il cadavere di Renata Rapposelli fino a Tolentino. È quanto cercano i Ris, con il secondo sequestro della Fiat Seicento, passata di nuovo al setaccio, oggi pomeriggio, a Giulianova. Lo riporta il decreto del sequestro in mano agli avvocati Gianluca Carradori e Gianluca Reitano che sono stati presenti insieme a Simone durante i prelievi dei carabinieri del reparto investigazioni scientifiche. I militari, per oltre un’ora, hanno cercato tracce biologiche, portando via campioni prelevati solo all’interno dell’abitacolo. La volta precedente i Ris hanno cercato tracce di sangue della Rapposelli, madre di Simone ed ex moglie di Giuseppe. Padre e figlio sono gli ultimi ad averla vista viva il 9 ottobre, prima che sparisse nel nulla fino al ritrovamento del cadavere, avvenuto venerdì scorso (10 novembre) a Tolentino. Un’ispezione è stata fatta anche ai sottoruota della vettura ma qui non sarebbero stati presi campioni.
«Quella è un’auto che Giuseppe ha dal 2004 – precisa l’avvocato Reitano – e la moglie è salita a bordo più volte. L’ha anche aiutata a fare un trasloco da un appartamento in precedenza».
Molto più lungo il sopralluogo nell’appartamento di Ancona, in via della Pescheria, vicino a piazza del Papa, dove la pittrice ha vissuto gli ultimi anni in un alloggio popolare che le aveva assegnato il Comune. Lì i Ris sono stati oltre nove ore (arrivati alle 10,40 hanno lasciato l’appartamento poco dopo le 20) e domani torneranno per completare i prelievi. Si cercano elementi utili per capire chi ha frequentato quella casa e se è vero che padre e figlio non ci sono mai stati, come dichiarato dai loro avvocati.
Sulla frase di Simone, riportata ieri dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” che lo aveva intervistato quando il cadavere della donna non era ancora stato trovato e il figlio non era ancora indagato (lui e il padre sono indagati a piede libero per concorso in omicidio e occultamento di cadavere), l’avvocato Carradori dà una spiegazione. «Ha detto Chienti perché ero stato io – dice il legale – a dirgli dove si trovava Cingoli. Dopo la telefonata dei carabinieri a Simone, che lo informavano che c’era una denuncia di scomparsa fatta alla stazione di Cingoli e relativa alla madre Renata, il mio cliente mi ha chiamato per informarmi che era stato contattato dai carabinieri. Mi ha chiesto dove fosse Cingoli perché lui non lo sapeva e io gli ho spiegato che è un paesino dove da un lato si vede il mare e dall’altro si vede la valle del Chienti. Chienti lo ha sentito nominare da me per questo nell’intervista ha detto “mi viene da dire Chienti ma è Cingoli”».