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Ristopro Fabriano, De Angelis: «Contro la capolista San Severo non partiamo battuti»

Lunga chiacchierata con l'ala biancoblù, dagli esordi giovanissimo col Fabriano Basket in A1 al ritorno quest'anno nella città della carta. «Un posto a cui sono legatissimo, per questo ci tengo particolarmente che sia una bella stagione. Con impegno, potremo risalire la china»

Simone De Angelis in lunetta domenica scorsa a Teramo (foto di Martina Lippera)

FABRIANO – «Ci tengo tantissimo a questa stagione, forse quella che sento di più in tutta la carriera. E mi dispiace che i risultati finora siano stati altalenanti, perché io Fabriano ce l’ho nel cuore: qui, in pratica, ci sono cresciuto e a questo posto mi sento molto legato, per cui vorrei che arrivassero tante soddisfazioni».

A parlare è Simone De Angelis, ala trentunenne della Ristopro Fabriano, alla vigilia della trasferta che la squadra cartaia si appresta ad affrontare verso la Puglia, destinazione San Severo, capolista imbattuta di serie B con 20 punti (10 vittorie su 10). Appuntamento fissato per domenica 3 dicembre alle ore 18 al palasport “Falcone e Borsellino” della cittadina foggiana (arbitreranno la signora Elena Colazzo di Milano e il signor Michel Bavera di Desio). Un impegno difficilissimo contro la prima della classe, per la Ristopro, che chiude la classifica con 6 punti insieme ad altre quattro formazioni. «Ma non partiamo battuti – ci tiene a dire De Angelis – perché noi andremo là per giocarcela».

Un passo alla volta. Perché, sorseggiando una buona spremuta d’arance – l’antidoto migliore in questi freddi periodi invernali – è l’occasione giusta per una bella chiacchierata tra ricordi e propositi insieme a Simone, partendo da lontano, dal suo arrivo a Fabriano dalla vicina Pergola, quasi venti anni fa, per giocare a basket, col suo immancabile sorriso e i capelli che portava lunghi con i ricci.

«A quattordici anni ero già oltre il metro e novanta – racconta De Angelis – per cui, dopo aver provato senza troppi successi i più svariati sport, a mio padre venne l’idea del basket. Così, tramite l’allenatore Luca Ciaboco, nel 2000 è iniziata l’avventura con il settore giovanile del Fabriano Basket. Diciamo che in quel momento di fronte a me c’era un bivio: o provare con la pallacanestro a Fabriano, o iscrivermi al Conservatorio a Pesaro, visto che suonavo il pianoforte. Optai per la pallacanestro e Fabriano è diventata la mia seconda casa, visto che qui ho frequentato anche l’istituto tecnico industriale. Il primo anno ho fatto avanti e indietro da Pergola, trenta chilometri, poi ho iniziato a vivere al convitto dell’istituto agrario insieme ad altri giovani cestisti di quel periodo, come Genovese e Mammoli».

Nel 2002/03, coach Roberto Carmenati lo inserisce nel roster della Carifac Fabriano che si appresta a disputare il campionato di serie A1 (sarà l’ultimo anno in massima serie per la società cartaia). La seconda giornata, il 26 settembre 2002, la squadra fabrianese affronta e batte per 103-68 nientemeno che la Virtus Bologna che ha Bogdan Tanjevic in panchina e Charlie Bell sul parquet, la vittoria più ampia in A1 nella storia del Fabriano Basket. Nell’ultimo quarto, per tre minuti, c’è spazio anche per De Angelis che a 16 anni e un mese si trova a marcare il coetaneo Marco Belinelli

«Ricordo come fosse oggi quando coach Carmenati mi ha mandato sul cubo del cambio – dice Simone: – ero emozionato e sudatissimo, non mi sembrava vero».

Alla fine della stagione, per De Angelis saranno 17 le presenze in squadra, con minuti giocati in un tempio del basket italiano come Treviso, e a Roma, contro Anthony Parker, quando infila anche i suoi unici 2 punti in massima serie. Fu una stagione conclusa con la retrocessione in A2, ma fatta di legami forti e di grandi esperienze non solo cestistiche.

«Io credo che se quella squadra non fosse stata via via smembrata con le cessioni di Porter, Nunez e Hulett, avrebbe potuto ottenere grandi risultati e far divertire la gente. Per me fu una annata molto intensa, perché giocavo in doppio tesseramento anche con la Spider in C2 e con il settore giovanile. In pratica entravo al palazzetto alle 14.30 e uscivo talvolta alle 22.30…».

Nelle stagioni successive, 2003/04 e 2004/05, De Angelis è ancora aggregato alla prima squadra del Fabriano Basket in Legadue con i coach Stefano Cioppi e Mauro Procaccini.

«Dopodiché, nel 2005/06, sono andato a Fossombrone in B2, con coach Gabriele Giordani, una delle stagioni che ricordo con più piacere, eravamo una squadra giovane e ci davano per spacciati, invece ci salvammo. Nel finale di campionato, però, mi procurai un infortunio al menisco che mi costrinse all’intervento, non pienamente recuperato per il campionato successivo, quando tornai al Fabriano Basket in Legadue con coach Demis Cavina come cambio di James Collins, ma di fatto non riuscii mai ad essere al top della forma».

E qui inizia il suo viaggio cestistico per l’Italia… «Due anni a Cecina, poi Gualdo Tadino, Campobasso, Empoli e Marostica sempre in B2… Poi, nel 2013, l’Africa. Sì, l’Africa, ma non per giocare a basket, quanto perché avevo bisogno di staccare, di cambiare qualcosa… E così mi sono trasferito per un po’ in Kenya, a Malindi. Al ritorno, sono andato a Porto Potenza Picena in serie D per riprendere il ritmo dopo la prolungata lontananza dal parquet e nel 2014/15 via di nuovo in serie B a Lecco, bellissima stagione, e gli ultimi due campionato a Giulianova».

Ed ora, Simone, eccoci arrivati ai giorni nostri: estate 2017, la chiamata della “tua” Fabriano, nel frattempo neopromossa in serie B dopo qualche anno di oblio…
«Ritornare mi sarebbe sempre piaciuto. Poi ho visto che la società poteva essere interessata a me e io avevo la necessità di avvicinarmi alla città perché nel frattempo qui, a maggio, ho aperto un ristorante di sushi, così l’accordo è arrivato. E sono stato felicissimo, perché a questo posto ci tengo particolarmente, ci sono cresciuto e qui ho gli amici e i legami forti. Inoltre mia madre è a mezzora di macchina e, considerando che tre anni fa è mancato mio padre, anche questo è molto importante».

E del campionato della tua Ristopro Fabriano, fino a questo momento, cosa ne pensi?
«Dopo una pre-season così così, con l’inizio del campionato è scesa sul parquet un’altra tipologia di squadra, più inquadrata e concreta, tanto da riuscire a ottenere tre vittorie quasi di fila. Ora stiamo attraversando un periodo di difficoltà (quattro sconfitte consecutive, nda), che per una squadra giovane e senza molta esperienza non dico che sia accettabile, ma che possa capitare. Ad ogni modo dobbiamo risollevarci. E una mano dobbiamo darcela da soli, perché se vogliamo raggiungere l’obiettivo della salvezza abbiamo bisogno di trovare una linea comune, fatta di costanza, di punti di riferimento a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà, di concentrazione che per ora va e viene. Io credo che di capacità ne abbiamo e tante non ne abbiamo ancora espresse, per cui se riusciamo a trovare l’atteggiamento giusto possiamo risalire la china, in un campionato comunque di alto livello come questa serie B. La chiave è avere fame: fame di gettarsi su ogni pallone, di dare sempre il massimo. Sono cose che a questo livello fanno la differenza».

A livello individuale (8,7 punti e 5 rimbalzi di media in 28,9 minuti), come valuti questa tua prima parte di stagione?
«Non sono ancora soddisfatto di me stesso e questo mi dispiace, per i motivi che ti ho detto, cioè quanto ci tengo a Fabriano e al basket di Fabriano. Devo trovare la mia dimensione, posso sicuramente dare di più».

Ed eccoci alla partita di domenica 3 dicembre, contro l’imbattuta capolista San Severo, in trasferta… Come la affronterete?
«Sappiamo che è una corazzata, con un grande pubblico a sostenerla. Ma non partiamo battuti, non è nella mia mentalità e sono sicuro nemmeno dei miei compagni. Dovremo scendere sul parquet con attenzione e concentrazione, come una squadra affamata. Cercando di sfruttare magari un po’ di effetto sorpresa».