JESI- Notti magiche, atto secondo. E mille luci che si accendono nel buio del PalaTriccoli di Jesi, accompagnando la canzone “Notti Magiche” per suggellare le emozioni di una cavalcata celebrativa con cui la città di Jesi ha voluto salutare, omaggiare e festeggiare il suo ct.
Dopo l’emozione degli Europei e l’esplosione della vittoria, adesso è la notte di mister Roberto Mancini, festeggiato come un imperatore nella sua Jesi con 1.300 cuori che battono all’unisono per lui. Le prevendite per partecipare all’evento erano sold-out dopo appena un’ora, con l’app dedicata letteralmente impazzita. Niente indugi, al “Mancini Day” bisognava esserci e il Palasport, per la capienza consentita dalle disposizioni anti-Covid, con i suoi 1.300 posti, era davvero pieno.
Mister Roberto Mancini e la cavalcata degli Europei, quando l’inno di Mameli ha risuonato a Londra per una vittoria sofferta e meritatissima. «Fin dall’inizio degli Europei con i ragazzi volevamo fare qualcosa di speciale – ha raccontato il Ct in una conferenza stampa prima della serata – abbiamo sentito un Paese intero che ci spingeva. Essere Ct è un grande onore, se si riesce anche a vincere è davvero il massimo».
La serata, condotta dall’impeccabile giornalista Marino Bartoletti, è stata un abbraccio caldo e avvolgente della città al suo mister, un “grazie” dell’Amministrazione comunale e della fondazione Pergolesi Spontini che hanno organizzato tutto al meglio, ma più in generale della città, per aver regalato all’Italia, a Jesi, questo sogno sportivo. Presenti tutte le autorità civili e militari, il governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli con l’assessore allo sport e cultura Giorgia Latini che dal palco hanno ringraziato Mancini per le belle emozioni regalate e per aver traghettato con la sua immagine (legata allo spot di promozione delle Marche) il turismo verso la nostra regione. «Le Marche sono una regione bellissima – ha detto Mancini – hanno tutto: si mangia bene, c’è l’aria buona, un bel mare. L’Italia stessa è meravigliosa, solo che le Marche sono ancora poco esplorate».
Sui maxischermi allestiti accanto al palco, sono state proiettate le foto degli esordi, le figurine con il suo viso immortalato a 40 anni esatti dal debutto nella serie A, gli amici di sempre in primis Vialli, e le “scorribande” dell’euforia giovanile. Tutto un vortice per raccontare alla città Roberto l’uomo, legatissimo alla sua famiglia e alle sue radici, prima ancora del campione. «La felicità oggi, dopo un anno e mezzo vissuto così – ha detto Mancini – è il mio lavoro, la mia famiglia, i miei amici. La felicità è tornare a vivere normalmente. Sono felice – ha aggiunto – di poter tornare più spesso a Jesi, visto che da giovane non potevo certo tornare tutte le settimane». Toccante il ringraziamento alla famiglia, con le telecamere puntate sui genitori Aldo e Marianna, emozionatissimi e sulla sorella Stefania, in platea ad applaudire il loro Roberto.
E poi, i progetti futuri, le emozioni, l’abbraccio della sua città. Tutto questo shakerato in una serata di grande impatto emotivo per chi l’orgoglio jesino lo sente come una seconda pelle. E sul palco, la lucente Coppa Europa che la Federcalcio ha portato nella nostra città per arricchire la festa dedicata al commissario tecnico. L’hanno portata sul palco i piccoli Andrea e Giulia, due giovanissime leve della società sportiva Aurora. E sulle società sportive e sul loro ruolo fondamentale per la collettività, è intervenuto il presidente del Coni Marche Fabio Luna: «Questa è la città dei campioni, da Valentina Vezzali a Giovanna Trillini, Elisa Di Francisca, Annalisa Coltorti, Stefano Cerioni (ct azzurro della nazionale di Scherma) hanno tutti dato lustro alla città. Ora è un momento difficile per il tesseramento dei settori giovanili per via del Covid e dei green pass: dico alle famiglie, vinciamo ancora tutti insieme, fate fare sport ai vostri figli. Facciamo ancora vincere lo sport».
A Mancini nell’occasione è stato conferito ufficialmente il titolo di “ambasciatore di Jesi nel mondo”, il riconoscimento attribuitogli dal Consiglio comunale quale attestato di stima e di gratitudine per aver contribuito a dare prestigio alla nostra città, su cui si sono accesi i riflettori della stampa nazionale ed europea. «A Mancini va riconosciuto il merito dello spirito di gruppo con cui ha saputo guidare la squadra, un grande orgoglio per noi che volevamo festeggiarlo così», ha detto il sindaco Massimo Bacci.
La lettura della motivazione, da parte del presidente del consiglio comunale Daniele Massaccesi, il quale con soddisfazione ha sottolineato che la delibera del conferimento di questo titolo è stata votata all’unanimità. «Ambasciatore di Jesi? Mi sembra un po’ tutto esagerato, ma fa piacere e la cosa bella è che tutto questo viene dalla grande impresa che ha fatto felice gli italiani. Allenare la Nazionale è la cosa più bella». Emozionatissimo ma comunque divertito, mister Mancini ha più volte ribadito che tanto riguardo nei suoi confronti gli sembrava eccessivo, eppure è stato felicissimo del murales che l’artista jesino Federico Zenobi con i suoi Technicalz gli ha dedicato nel quartiere Prato, dove Mancini è nato e dove ha tirato i primi calci. «Il murales che mi ritrae mi piace – ha commentato – è stato realizzato dove sono nato e dove ho iniziato a giocare a calcio. Lì ci sta bene. Ma – ha ribadito – tutte le celebrazioni in mio onore sono un po’ troppo».
La serata si è chiusa con la consegna di un mazzo di fiori al Ct da parte del direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini Lucia Chiatti e l’abbraccio della città, tra foto, autografi, selfie e tantissimi applausi. I momenti clou della serata, scanditi dalla Time Machine Band diretta da Marco Attura. La sintesi, nelle parole dell’assessore allo sport del Comune di Jesi Ugo Coltorti: «Con Cerioni e Mancini abbiamo due Ct della Nazionale azzurra a Jesi, che onore. Tutto per dire… Roberto, ti vogliamo bene».
Annunciata la presenza di un gruppo di no-vax all’esterno del PalaSport, ma non si sono registrate contestazioni o disordini, grazie anche a un attento servizio d’ordine che ha visto impegnati gli uomini del Commissariato, i carabinieri della Compagnia di Jesi, l’associazione nazionale carabinieri “Leoni Rampanti” di Jesi e i reparti mobili della polizia di Stato. Uniche due note stonate: numerose le lamentele per il cattivo funzionamento della diretta che avrebbe permesso a tutta la città (anche gli esclusi per via dei posti limitati) di assistere al Mancini day e l’assenza dell’Inno di Mameli, che più di ogni altra melodia intonata avrebbe dovuto risuonare forte, cantato all’unisono con la mano sul cuore.