JESI – Alla vigilia dell’inaugurazione dell’innovativo museo multimediale di Federico II, in programma nel mese di maggio, continua a tenere banco la proposta lanciata dall’imprenditore Gennaro Pieralisi di insignire Jesi del titolo di “città regia”. Un’idea che piace a William Graziosi, amministratore delegato della Fondazione Pergolesi Spontini, vale a dire, come lui stesso ama definirla, “l’azienda culturale di produzione e servizi per il territorio”.
«Vedo con grande favore l’iniziativa di riscoprire per Jesi l’appellativo di “Città Regia” – commenta Graziosi -. Soprattutto da un punto di vista di marketing turistico. Pensiamo per esempio alla traduzione in inglese “Royal City of Jesi“, che può veicolare con immediatezza l’immagine di un territorio ricco di storia culturale, artistica ed architettonica di grande importanza. Viviamo in un territorio privilegiato dalla Storia, grazie a personaggi quali Pergolesi, Spontini, Lorenzo Lotto (molte delle sue opere più celebri sono conservate a Jesi) e all’Imperatore Federico II di Svevia nato a Jesi nel 1194; nel nome di questi personaggi possiamo e dobbiamo portare nel mondo l’immagine della nostra città».
In questi anni, sottolinea ancora l’amministratore della Fondazione, «abbiamo assistito nella nostra città alla crescita di un tipo di turismo molto attento ai contenuti culturali: spettatori europei, e non solo, per il Festival internazionale dedicato a Pergolesi e a Spontini, amanti della lirica che organizzano viaggi verso il Teatro Pergolesi, croceristi che organizzano escursioni a Jesi sulle tracce dell’Imperatore Federico II, stranieri che dalla costa si spostano nell’entroterra per scoprire una parte del Ben Paese dedita alla qualità della vita. Penso dunque che i tempi siano maturi per far sì che la città metta in mostra con segni tangibili il suo patrimonio; nel caso di Federico II, con l’appellativo già per tanti secoli usato, appunto, di Città Regia, e con un museo che metta al centro la narrazione di un grande Imperatore che ha stupito il mondo con la profondità del suo pensiero».