Domani al via in tutta la Regione la corsa all’acquisto scontato. Secondo le stime di Confcommercio Marche, il fenomeno interesserà ben 600mila famiglie marchigiane per un valore di 210 milioni di euro. 300 euro la spesa media per ogni famiglia per 130 euro pro capite.
Su uno dei momenti più attesi dai consumatori, che possono così risparmiare, ma anche dagli esercenti, che vedono i saldi come una possibilità per aumentare le proprie vendite, è intervenuto il direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco. «Nel 2008 si spendeva oltre 500 euro, nel 2020 invece 300 euro, il 30% in meno – spiega -. Anche i saldi hanno dunque sofferto il calo dei consumi. Rispetto però all’anno scorso, c’è un po’ più di ottimismo e speranza».
«Il 2020 sarà un anno all’insegna della sostenibilità anche per la moda e ci sembra quindi importante iniziarlo con ‘saldi sostenibili’ che permetteranno ai consumatori di fare acquisti consapevoli dal punto di vista non solo socio-economico, ma anche ambientale – prosegue il direttore -. Comprare nei negozi di prossimità, quelli che animano le nostre vie, i nostri centri, le nostre città, significa infatti scegliere colori e tendenze dei prodotti di moda, toccare con mano la qualità, provare e trovare le taglie e le misure giuste, il tutto comodamente ‘sotto casa’, a prezzi molto competitivi e senza ansie di attese di un corriere o di dover ricorrere a fastidiose procedure di reso. Senza contare che gran parte dei prodotti acquistati online arrivano a destinazione, in strade e città sempre più intasate e inquinate, con pacchi e imballaggi che dovranno essere smaltiti».
«Per questo abbiamo chiesto e apprezzato l’introduzione della web digital tax per i colossi del web che vendono in Italia e ne auspichiamo una regolamentazione comune da parte della UE, ma serve qualcosa in più a partire dall’attenzione al grido di allarme delle attività che lavorano sulle nostre strade mantenendole vive con più luce, decoro, sicurezza, relazioni. Comprare nei negozi è certamente più sostenibile dal punto di vista ambientale e decisamente molto più stimolante dal punto di vista relazionale» conclude Polacco.
Nella maggior parte dei casi i saldi rappresentano un affare e una opportunità per il consumatore ma la Federazione Moda Italia-Confcommercio ha deciso comunque di ricordare alcuni principi base da seguire per non cadere in errore o per evitare spiacevoli sorprese.
Il dubbio del cambio è uno dei must del periodo dei saldi. La possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
Sulla prova dei capi non c’è l’obbligo: questa è infatti rimessa alla discrezionalità del negoziante. Mentre per quanto riguarda i pagamenti, le carte di credito devono essere sempre accettate dal negoziante.
I capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.
E infine, nota più importante, il prezzo. Il negoziante ha l’obbligo di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.