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Saltamartini: «Screening studenti Pesaro, non esiste il fai da te in materia sanitaria»

L'assessore regionale alla Sanità critica l'iniziativa del sindaco Matteo Ricci: «Non so se un Comune può entrare in una scuola e fare i tamponi»

Scuola, banchi, aula, classi in quarantena

PESARO – L’assessore regionale alla Sanità è molto chiaro sull’operazione intrapresa dal Comune di Pesaro rispetto allo screening degli studenti.

«È un’iniziativa del sindaco di Pesaro ed io non ho alcun interesse ad avviare conflitti istituzionali. La funzione sanitaria è affidata alla Regione e la Regione ne risponde di fronte a tutti gli organi: quella è un’iniziativa del Comune e non so se un Comune può entrare in una scuola e fare i tamponi. Il fai da te in materia sanitaria non è possibile».

Filippo Saltamartini

Queste le parole dell’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, dette all’agenzia Dire sulle polemiche nate intorno alla proposta lanciata dal primo cittadino, Matteo Ricci, che ha acquisito i tamponi rapidi per avviare dal 28 gennaio lo screening di massa tra la popolazione scolastica delle superiori della sua città.

Ma Saltamartini non intende indietreggiare su quanto detto finora. «C’è poi tutto il tema dei dati personali e della congruità della spesa – continua Saltamartini -. Un sindaco, per esempio, non può comprare i carri armati. C’è tutta una situazione che deve essere valutata, ma non spetta a me giudicare questo. Noi abbiamo semplicemente acquisito un parere da parte dei dirigenti della Sanità regionale che ci hanno detto chiaramente che non potevamo consegnare questi tamponi ad un Comune perché non rientra nelle sue finalità».

L’assessore leghista poi avverte l’amministrazione comunale pesarese. «I tamponi sono pagati dallo Stato e noi dobbiamo rendicontare al ministero della Salute e dell’Economia il corretto uso di questi tamponi – conclude – Poi ci sono organismi che giudicano se l’impostazione è corretta: la Corte dei Conti e anche la Procura della Repubblica perchè esiste anche il reato di usurpazione di funzione pubblica».