JESI- Da 125 anni la società San Vincenzo de’ Paoli opera in favore dei poveri e delle famiglie bisognose. Una mission di solidarietà e di carità iniziata nel lontano 1896 che ad oggi la porta ad assistere 80 nuclei familiari per circa 400 persone, pari all’1% della popolazione residente. Un aiuto che si traduce nella soddisfazione di beni primari come la distribuzione di pacchi alimentari, perché sono tante, troppe, le famiglie che non riescono a mettere insieme il pranzo e la cena.
Ma questo aiuto, che ad oggi si avvale delle mani e del cuore di 30 volontari, deve fare i conti con il tempo che passa e con il maledetto Covid che complica le cose e mette a dura prova il fabbisogno di tante persone che si rivolgono alla San Vincenzo de Paoli. Sono cambiate le esigenze e servono più forze. «Stiamo cercando nuovi volontari che, a titolo gratuito, vengano a dare una mano – dice il presidente della San Vincenzo de Paoli Gabriele Cinti – per entrare nella San Vincenzo è sufficiente il desiderio di aiutare chi è in difficoltà. L’azione assistenziale della San Vincenzo è possibile grazie all’apporto determinante del volontariato. Sono molte le persone di ogni estrazione sociale che prestano la loro assistenza alle famiglie in stato di bisogno. Tuttavia, le esigenze sono sempre in aumento e i volontari non bastano mai». I volontari non bastano mai, perché cresce il numero delle famiglie indigenti anche a causa del perdurare del Covid che sta mettendo a repentaglio non solo la tenuta economica, ma anche sociale del Paese.
Anche a fronte di questo cambiano le necessità. «Ci siamo sempre occupati di indigenza e povertà facendo avere alle famiglie dei pacchi alimentari – spiega Cinti – abbiamo fornito assistenza ai detenuti e in particolare alle loro famiglie e ai figli minori, di cui quasi nessuno si preoccupa, ma i bambini subiscono colpe che non sono loro. A Jesi lo facciamo tramite tre conferenze e 30 volontari. Ma con la pandemia sono aumentate le esigenze, perché sono davvero molti quelli che hanno perso i posti di lavoro anche dopo un iniziale ritorno alla normalità. E alle difficoltà economiche si aggiungono quelle psicologiche: il perdurare della pandemia, dei suoi effetti sulla nostra vita sono ostacoli difficili da superare. Vogliamo creare uno sportello di ascolto per gli utenti, per dare loro uno strumento di ascolto delle problematiche e di speranza. Anche per superare la barriera di vergogna che tanti si trovano di fronte nel chiedere aiuto. Stiamo arrivando a una forte crisi sociale oltre che psicologica, è drammatica».
Già da tempo la San Vincenzo de Paoli aveva chiesto all’Amministrazione comunale un aiuto per una nuova sede, poiché quella attuale – ricavata presso uno dei locali della parrocchia di San Francesco Di Paola non è più idonea ai servizi offerti – ed era stata anche avanzata la proposta della struttura dell’ex obitorio, qualora non fosse rientrata nel piano di demolizione dell’ex ospedale al viale della Vittoria. Ma anche questa idea è naufragata. «Attendiamo un input dall’Amministrazione comunale», conclude Cinti che approfitta per ringraziare quanti hanno aderito alla raccolta di materiale didattico per le famiglie assistite, alla raccolta di giocattoli in collaborazione con la Croce Rossa e le associazioni del territorio per un Natale migliore ai bambini. Plauso anche per l’iniziativa dei “carrelli solidali” in quattro supermercati di Jesi dove in appena 10 giorni le donazioni hanno superato il quintale e mezzo di derrate alimentari non deperibili. «Ora stiamo mettendo in campo iniziative per Pasqua – conclude – ma ci serve una mano. Per diventare volontario basta avere una buona predisposizione all’aiuto di chi si trova in stato di disagio o di povertà e avere un poco di tempo da donare ai fratelli meno fortunati. Se qualcuno è interessato può contattarci su Whatsapp al numero 3501766581 o inviaci un messaggio alla nostra pagina www.facebook.com/sanvincenzojesi».