GENGA – Nella suggestiva cornice della sala Abisso Ancona, cittadini, dipendenti e famiglie del Consorzio Grotte di Frasassi di Genga, hanno assistito «ad un altro segno della ripresa e della rinascita», come evidenziato dal sindaco, Marco Filipponi, commentando la Santa Messa in onore di Santa Barbara all’interno del famoso complesso ipogeo gengarino. Una decennale tradizione che, dopo l’interruzione forzata dello scorso anno, si è svolta nella giornata di ieri, 4 dicembre. Ad organizzare la ricorrenza, il Consorzio Grotte Frasassi, presente il vice presidente Lorenzo Burzacca, la consigliera regionale Chiara Biondi, i consiglieri Mulattieri, Vescovi, Garofoli, il comandante della Stazione dei Carabinieri di Genga, Gatti, cittadini oltre a dipendenti e familiari del Consorzio, il tutto nel pieno rispetto delle normative Covid.
«La Santa Messa, che oggi celebriamo solennemente, onorati dagli uffici religiosi del vescovo della Diocesi di Fabriano e Matelica – ha evidenziato Filipponi – ci unisce, ci fa riflettere su un triste passaggio di vita che ancora non ci siamo lasciati alle spalle ma ci infonde forza e speranza e consente di guardare al futuro con maggiore serenità, rafforzando pure quella che voglio definire la piena intimità con la Grotta».
Al messaggio del Sindaco di Genga, si sono unite le parole del vescovo della Diocesi Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara. «Siamo in uno dei posti più belli che la natura potesse offrirci e ci dà occasione, attraverso le sue meravigliose concrezioni calcaree, di riscoprire il nostro intero, la nostra anima, ci aiuta ad elevarci anche nelle cose di Dio e in quelle più interessanti della vita. Quindi chi passa in queste zone non può non venire in visita alle grotte: è come se gli mancasse di beneficiare di una delle vicende più belle che nella vita può incontrare. Per cui – ha concluso – l’invito è venire a vederle o magari riscoprirle e godere di questo territorio, compreso il Tempio di Valadier, uno dei posti più belli di questa zona, da promuovere, valorizzare e far conoscere, perché non è un patrimonio solo di Genga, ma dell’intera umanità: anche chi le ha già visitate, prova sempre nuove emozioni nel rifarlo».