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Sassoferrato: Legambiente Marche si schiera per l’impianto fotovoltaico a terra

«Il no per questioni ambientali è un pretesto per non discutere e trovare soluzioni anche con i territori che non possono essere governati con la sindrome nimby e nimto. Se la transizione energetica è priorità, è ora di dimostrarlo»

Una ricostruzione fornita dal Comitato

SASSOFERRATO – «Il no al progetto per questioni ambientali è un pretesto per non discutere e trovare soluzioni anche con i territori che non possono essere governati con la sindrome nimby e nimto. Se la transizione energetica è una priorità, è ora di dimostrarlo». Questa la posizione di Legambiente in merito al progetto di parco fotovoltaico a terra in area industriale presentato a Sassoferrato dalla società Solar Challenge 7. Il progetto è stato bocciato all’unanimità dal Consiglio Regionale delle Marche, attraverso un’apposita mozione.

La dichiarazione

«Il No espresso dalla mozione del Consiglio Regionale delle Marche in merito alla realizzazione del parco fotovoltaico di Sassoferrato è solo l’ennesima situazione di contrarietà alla realizzazione di grandi impianti di produzione di energia pulita necessari alla decarbonizzazione e alla lotta contro l’emergenza climatica che ormai attraversa tutti i nostri territori», dichiara Marco Ciarulli, Presidente di Legambiente Marche. «La transizione energetica non si farà solamente con i piccoli impianti, né tantomeno con lo specchietto per le allodole dei pannelli sui tetti, abbiamo bisogno anche di grandi impianti per produrre quell’energia elettrica che ad oggi, come Regione non siamo in grado di produrre, con un deficit energetico intorno al 70% rispetto al fabbisogno regionale. Negli ultimi mesi, ogni volta che si affaccia sul territorio la possibilità di realizzare un impianto di medie o grandi dimensioni, queste situazioni si manifestano a prescindere dal tipo di impianto e a prescindere dalla sua collocazione». Sassoferrato è solo l’ultimo esempio, «poiché il parco sorgerebbe su quella che dal Piano regolatore viene definita una zona industriale, ma si contrasta comunque la sua realizzazione con argomentazioni fallaci e pretestuose. Alla base di questi contrasti, c’è la sindrome Nimby (Non dietro casa mia) che purtroppo tiene in ostaggio la politica che, a sua volta, diventa preda della sindrome Nimto (Non durante il mio mandato), rallentando la transizione energetica e lasciando alla crisi climatica la libertà di avanzare indisturbata». L’associazione ricorda che nelle Marche c’è un deficit energetico importante, con una produzione di energia elettrica pari a 2.313,2 GWh/a rispetto ad un fabbisogno regionale di 7.596,3 GWh/a (dati Terna 2021), per un deficit, appunto, del 69,5%. Inoltre, secondo il recente studio Regions2030 curato da Elemens e Public Affairs Advisors, nella Regione Marche dal 2019 ad oggi, solo il 7% di progetti presentati per la produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili è stato autorizzato, «a dimostrazione di quanto continua ad accadere oggi con il blocco allo sviluppo delle rinnovabili», si conclude la nota di Legambiente Marche.

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