SASSOFERRATO – Dopo la pausa imposta dalla pandemia riprendono a Sassoferrato le iniziative culturali dell’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato”. Si terrà nei giorni di domani, venerdì 29 alle 16, e sabato 30 ottobre dalle 9:30 un importante seminario internazionale, il “De insigniis et armis di Bartolo da Sassoferrato: dalla sapienza civile all’umanesimo giuridico”, nella Sala consiliare cittadina.
Il seminario, curato da Galliano Crinella, presidente dell’Istituto bartoliano, è dedicato all’autorevolissimo magistrato sentinate Dario Razzi, già membro del Comitato scientifico, scomparso a Perugia, dove lavorava alla Corte d’Appello, nell’ottobre 2020. È promosso ed organizzato dal locale Istituto bartoliano, con il patrocinio dell’Università di Urbino Carlo Bo e della Regione Marche e con il sostegno del Comune di Sassoferrato e della Fondazione Carifac.
Vi partecipano, a diverso titolo, i maggiori studiosi e accademici italiani ed europei del grande giurista: Diego Quaglioni – Trento, Dario Mantovani – Ecole de France Parigi, Susanne Lepsius – Monaco di Baviera, Italo Birocchi – Roma “La Sapienza”, Ferdinando Mazzarella – Palermo, Maria Allessandra Panzanelli Fratoni – Torino, Franco Mariani – Fabriano, Ferdinando Treggiari – Perugia.
Come è noto, Bartolo, il maggiore giurista europeo del sec. XIV, nacque nel 1313-14 da famiglia di agricoltori, in una casa di campagna a Rave di Venatura presso Sassoferrato. La sua grandezza lo fece collocare accanto a Dante e a Giotto. La gloria lo raggiunse già in vita, come è testimoniato dall’incontro, nel 1355, con l’imperatore Carlo IV, che lo fece suo consigliere, gli concesse uno stemma e gli conferì diversi privilegi. La sua fama resta legata ai monumentali Commentari al Corpus iuris civilis.
Il suo pensiero dominerà incontrastato nelle aule dei tribunali europei per secoli. In Italia vennero create Cattedre universitarie di Lectura Textus, Glossae et Bartoli a Padova, Torino, Bologna, Perugia, Napoli, Macerata. In Spagna e Portogallo l’opinio Bartoli ebbe durevole fortuna e fu sancita per decreto reale, fino a raggiungere il Brasile all’inizio del XVII sec.
«Nel Trattato di cui si parlerà nel Seminario, l’insigne giurista affronta i problemi dell’araldica del Trecento, occupandosi degli aspetti legali e tecnici degli stemmi e dei marchi, con una meditazione acuta che orienterà teoricamente la materia in maniera durevole – anticipa Galliano Crinella -. Possiamo dire che grazie a Bartolo, l’araldica come scienza ha compreso meglio sé stessa e si è elevata. La parola araldica entrerà nella lingua italiana alla fine del XVII sec. Nel suo secolo l’araldica è presente in tutti i settori della vita pubblica e privata. Riferimenti araldici permeano anche alcune delle più importanti espressioni della pittura e della scultura, sia nelle grandi città che nei piccoli centri. Quello bartoliano è da considerarsi il primo vero e proprio trattato di araldica europea, considerata nei suoi aspetti legali, estetici e tecnici».